Kenya: assassinio di mons. Locati e violenze al nord

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Una vera e propria esecuzione. Così è stato ucciso giovedi scorso monsignor Luigi Locati, 77 anni, vescovo dal '96 della diocesi di Isiolo, in Kenya, paese al quale da 40 anni aveva dedicato la sua vita quasi sempre proprio nella regione del centro nord, la più povera. Alcuni killer lo hanno affiancato mentre dal refettorio dove aveva cenato rientrava, poco prima delle 20 locali (le 21 in Italia) nei suoi appartamenti, un centinaio di metri, all'interno del compound protetto della Diocesi - informa l'agenzia Misna.

"Un barbaro assassinio": così papa Benedetto XVI ha definito in un telegramma di cordoglio inviato al Nunzio in Kenya l'omicidio di mons. Locati, vescovo di Isiolo. Nel messaggio il Papa, che aveva incontrato il mese scorso a Roma il presule vercellese, ricorda la testimonianza data dal mons. Locati "per il progresso della dignità umana che ha caratterizzato il suo sacerdozio ed il suo ministero episcopale" e prega perchè la morte del vescovo possa servire per quel "cammino di pace e riconciliazione al quale ha dedicato se stesso fino alla fine". La zona è teatro di contrasti etnici e terra di banditismo proveniente dalla Somalia e mons. Locati lo scorso settembre aveva subito un'aggressione ed alcune minacce.

Dopo l'aggressione, il prelato era stato subito soccorso, ma a nulla è valsa la corsa verso l'ospedale: dopo poco più di un'ora era morto. Un martirio, dicono già in molti; mentre la notizia ha fatto subito il giro del Kenya. Monsignor Locati proprio giovedì era rientrato da Nairobi, dove aveva preso parte ai lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale del Kenya, di cui era componente. Lavori che erano stati molto duri col governo per la sua sostanziale, ma di fatto assoluta, assenza in tutta la parte nord del Paese, quella che inizia proprio da Isiolo - 250 km. a nord dalla capitale. Una situazione - e di questo anche aveva parlato il direttivo dei vescovi - che aveva portato alle stragi tribali di martedì scorso, quando tra gruppi rivali, a cavallo del confine etiopico, c'era stata l'ennesima mattanza con almeno 80 morti ed oltre 6000 profughi.

"Siamo scioccati dai massacri che stanno avendo luogo nei distretti di Marsabit e di Moyale e chiediamo a tutti di dissipare l'oscurità creata da questi apparenti conflitti e odi tribali" - scrive in un comunicato la Conferenza Episcopale del Kenya condannando le violenze. "La nostra gente sta vivendo in uno stato di grande paura ed apprensione e per questo facciamo nostra la richiesta avanzata più volte dalla popolazione locale e chiediamo al governo di aumentare la sicurezza nella zona". La Commissione nazionale per i diritti umani ha chiesto intanto al governo di "prendere provvedimenti contro tutti coloro, inclusi i politici, che verranno ritenuti colpevoli di aver incitato le popolazioni locali all'odio".

L'area intorno a Marsabit è da anni teatro di incidenti tra le comunità Gabra e Borana costrette a convivere in una zona arida e inospitale. "Questi scontri - ha spiegato all'agenzia Misna monsignor Ambrogio Ravasi, vescovo di Marsabit - hanno un'origine antica: erano prove di coraggio dei giovani delle diverse comunità, ma sono poi degenerate in episodi che hanno anche una matrice politica, come lotta per accaparrarsi i posti in Parlamento o nei consigli locali, oppure a sfondo tribale, per l'affermazione di un capo". Tra i motivi di contrasto che oppongono tra l'altro anche i Borana e i Gabra, "ci sono anche questioni di natura economico-sociale per la lotta alla sopravvivenza e il controllo di pascoli in una zona semidesertica dove il governo di Nairobi è assente". Un appello per mettete fine alla proliferazione delle armi leggere in questa regione desertica è stato lanciato dal premio Nobel per la pace keniano, Wangari Maathai.

Dopo i funerali che mercoledì prossimo verranno celebrati nella cattedrale di Isiolo, la salma di monsignor Locati rientrerà in Italia per essere sepolta nella cappella di famiglia a Vinzaglio, nell'arcidiocesi di Vercelli. [G.B.]

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