Israele: così si uccide la pace

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Il Cocis, coordinamento di 25 organizzazioni non governative, molte delle quali impegnate nella promozione della pace e dello sviluppo in Palestina, esprime "totale disapprovazione e viva preoccupazione per il cosiddetto 'piano di disimpegno' voluto dal premier israeliano Ariel Sharon e incoraggiato dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush. "Questo piano unilaterale prevede l'evacuazione degli insediamenti dalla Striscia di Gaza in cambio della legittimazione dell'annessione di parte del territorio palestinese sotto occupazione su cui sorgono colonie israeliane in Cisgiordania".

In particolare il piano, che dovrà essere approvato dal partito Likud il prossimo 2 maggio, prevede il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e da una piccola parte della Cisgiordania settentrionale entro la fine del 2005. Nella Striscia di Gaza, Israele manterrà una presenza militare lungo il confine con l'Egitto, e il controllo dello spazio aereo e delle acque antistanti la costa. Il documento precisa inoltre che, in caso di pericolo imminente, Israele comunque si riserva il diritto di penetrare nuovamente nelle zone sgomberate.
In Cisgiordania, Israele smantellerà solo quattro piccole colonie nella zona di Jenin, per mantenere il controllo totale dell'area con l'ulteriore annessione di territori palestinesi su cui sorgono insediamenti israeliani.

I profughi palestinesi potranno esercitare il diritto al ritorno in uno stato di Palestina, ma non in Israele. Inoltre, la costruzione del muro di separazione con la Cisgiordania proseguirà. Questo piano decreta la fine del processo di pace cominciato a Madrid nel 1991 e della Road Map, il piano di pace elaborato da Stati Uniti, Unione Europea, Onu e Russia, in cui si stabilisce che ogni decisione finale sui confini debba scaturire da un accordo bilaterale tra palestinesi e israeliani. Il Cocis esprime quindi ferma condanna di questo piano che renderebbe di fatto perenne l'occupazione della Cisgiordania da parte di Israele. Giudica inoltre gravissimo il fatto che, per la prima volta, si rimettono in discussione il diritto dei palestinesi ad uno stato nell'insieme della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, entro i confini definiti dalle risoluzioni Onu 242 e 338, che dal 1991 sono alla base del processo di pace.
Il Cocis condivide le parole del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, per cui l'unica soluzione della crisi mediorientale è quella dei 'due stati, Israele e Palestina, che convivano in pace, all'interno di frontiere sicure e riconosciute' e fa un appello generale perché si faccia ogni sforzo per impedire questo nuovo sopruso ai danni del popolo palestinese.

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