Iraq: le Ong non rientrano e non trattano

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Dopo il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta, molte voci sono girate sul rientro degli operatori umanitari delle organizzazioni non governative che lavorano nel paese. Per Jean-Dominique Bunel, coordinatore delle attività delle Ong internazionali a Bagdad, "la maggioranza delle organizzazioni internazionali" si starebbe preparando a fare le valigie. Ma questa mattina il coordinatore dell'associazione Ong italiane , Sergio Marelli, ha smentito quanto riportato oggi da organi di stampa precisando che ''il mondo del volontariato italiano non ha alcuna intenzione di lasciare l' Iraq''. "Proprio due giorni fa - spiega - sono partiti per Bassorah due volontari di Intersos. Non vogliamo assolutamente che passi l' idea che le ong italiane scappano, perche' non e' vero - insiste - la nostra attivita' continua come prima''. Il Consorzio di Solidarietà Italiano ha chiarito con una nota stampa che la presenza in Iraq non è al momento in dubbio. Una decisione di rimanere nel paese seppur siano state temporaneamente sospese le attività e la prevista partenza per Baghdad dei propri operatori italiani.

Anche Medici senza frontiere ha dichiarato che i suoi novanta operatori, di cui solo una piccola parte sono stranieri, non lascerà l'Iraq. Anche Terres des hommes ha annunciato che i progetti in Iraq continuano: si tratta della ristrutturazione di cinque scuole e della gestione di un Centro di accoglienza per i bambini di strada. Nella nota dell'organizzazione viene sottolineato che l'intesa deve essere raggiunta attraverso un reale passaggio di potere al popolo iracheno, garantito dalla presenza di una forza multinazionale di pace sotto l'egida dell'Onu e formata da paesi che non hanno partecipato al conflitto. "Condizione irrinunciabile perché questo avvenga, è che il governo italiano ritiri il contingente militare". Intanto l'Ong "Un ponte per", l'organismo di Pari e Torretta, è impegnato nel pensare a salvare le due giovani ragazze rapite.

Fabio Alberti, presidente del Ponte, nella conferenza stampa di ieri ha precisato che non cercherà trattative coi sequestratori, né il Comitato Fermiamo la guerra, di cui fa parte, interferirà con le iniziative istituzionali "che ci auguriamo - dice - di alto profilo e senza gli errori del passato". "Il governo assuma il pieno coordinamento delle iniziative, senza confusioni come nel caso di Baldoni, e senza affidarle a soggetti terzi come la Croce rossa italiana". Rispondendo alle domande dei giornalisti, Alberti ha anche ribadito che l'esplosione di una granata, pochi giorni prima del rapimento, non era stata valutata, dalle stesse Simona e Simona, come un avvertimento ma che il loro rapimento è stato, invece, premeditato e mirato dal momento che i rapitori sapevano i nomi delle due donne e le hanno prelevate intenzionalmente.

Manifestazioni di solidarietà e per la liberazione ci sono in tutto il mondo con appelli che arrivano persino dal Vietnam, Cina e dai premi Nobel per la pace. Intanto questa mattina in una piazza centrale di Baghdad hanno manifestato decine di bambini accompagnati dai loro genitori per chiedere dei quattro ostaggi. Molte delle madri e dei bambini presenti al sit-in hanno conosciuto gli operatori di pace di Un ponte per e di Intersos grazie ai progetti sulla costruzione di scuole e per l'educazione di bambini. ''Un ponte per Baghdad è un ponte per la speranza'' era uno degli slogan dei manifestanti riconoscenti verso chi aveva portato aiuti anche durante il lungo embargo. Il Comitato Fermiamo la guerra dopo aver rimarcato la necessità che il governo si muova con rigore, serietà e discrezione, ha segnalato le manifestazioni spontanee che in molte città si svolgono in questi giorni. A Roma l'appuntamento è per venerdì alle 18 con una fiaccolata che da piazza Venezia arriverà fino in piazza Vittorio, sede di Un ponte per. Questo appuntamento è stato deciso assieme alle associazioni e ai comitati romani che avrà una parola d'ordine centrale: "Liberate la pace". Anche la Tavola della Pace che oggi sarà in piazza a Perugia rilancia un appello a tutti i responsabili del governo, delle istituzioni e della politica italiana perché attivino tutti i canali politici e diplomatici per ottenere la loro immediata liberazione. [AT]

Altre fonti: Tavola della Pace, Comitato Fermiamo la guerra

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