Indonesia: trattative tra eserciti e appoggio all'Onu

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"In altre nazioni colpite dallo tsunami la popolazione dei villaggi all'interno sono corsi in aiuto di quelle sulla costa. Ma ad Aceh la gente vive nel terrore. Gli abitanti dei villaggi non colpiti dal cataclisma sono comunque troppo spaventati per lasciare le loro case e aiutare gli altri: hanno paura di essere uccisi dai soldati o dai ribelli del Gam": è la testimonianza di Ailsa Zainu'ddin, volontaria della 'Poskokita', alleanza interreligiosa di organizzazioni non governative impegnate nei soccorsi ad Aceh, e fatta pervenire alla MISNA dai padri missionari verbiti. Nel messaggio la volontaria ricorda che da oltre 25 anni nella provincia di Aceh si combatte una guerriglia separatista che ha provocato migliaia di vittime, soprattutto civili, per mano sia dell'esercito che dei ribelli del Movimento per Aceh libera (Gam). La donna spiega che la crisi è servita a "spezzare" la roccaforte in cui era chiusa Aceh.

La guerriglia del Gam non si è fatta più viva e la pressione internazionale per rivificare il negoziato di pace interrotto nel 2002, come ha ben dimostrato la visita a Roma del ministro degli Esteri indonesiano Wirajuda, è pressoché nulla. Anzi. In Indonesia è atterrato Paul Wolfowitz, vice segretario alla Difesa e buon conoscitore di un paese dove è stato ambasciatore, considerato il maggior sponsor dell'esercito indonesiano presso il Congresso, dove ancora si discute dello stop alla cooperazione militare imposto dall'Amministrazione Clinton, agli inizi degli anni '90, per stragi e violazioni commesse dagli indonesiani in particolare a Timor Est. Ma adesso, "grazie" allo tsunami, Aceh brulica di soldati americani venuti in soccorso agli omologhi indonesiani e, in segno di buona volontà, già è stata ripristinato un certo grado di collaborazione, ad esempio consentendo la fornitura di pezzi di ricambio per gli aerei militari impegnati in operazioni di soccorso.

Lo tusnami ha offerto una buona occasione anche all'Italia che sta licenziando una collaborazione nel settore della Difesa con Giacarta ferma da anni. L'occasione era di sospenderla sino a che l'Indonesia non avesse offerto serie garanzie sul cessate-il-fuoco ad Aceh ma, dalla conferenza stampa tenuta venerdi scorso da Fini e da Wirajuda alla Farnesina, "si è capito che tra i due del conflitto ad Aceh non si era neppure parlato" - scrive Emanuele Giordana sulle pagine di Lettera22. Fini se l'è cavata dicendo che "sulle vicende interne indonesiane la posizione italiana è quella della Ue" (di fatto è piuttosto inconsistente) e dunque sul cessate il fuoco quello del governo italiano resta soltanto "un auspicio". Roma si è invece occupata d'altro e cioè di vincolare il disinteressato aiuto umanitario italiano per lo tsunami al fatto che l'Indonesia appoggi all'Onu il piano di riforma del Consiglio di sicurezza che più ci preme: bloccare le aspirazioni nippo tedesche aprendo al nostro e ad altri paesi. [AT]

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