Indonesia: l'esercito ostacola l'intervento umanitario

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L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accusa il governo indonesiano di ostacolare gli aiuti umanitari alla popolazione civile nella regione di Aceh. La regione, che l'esercito indonesiano ha mantenuto ermeticamente isolata dal resto del mondo per anni, è stata resa accessibile alle organizzazioni internazionali solamente 5 giorni dopo la catastrofe, e anche le organizzazioni indonesiane hanno potuto accedere alla regione solo un giorno prima. Questa apertura tentennante mette a rischio la vita di decine di migliaia di sopravvissuti al maremoto. A differenza dell'India manca inoltre un efficace coordinamento delle misure di intervento.

L'esercito indonesiano evidentemente non ha la volontà né la capacità di distribuire aiuti e acqua potabile alla popolazione, critica l'APM. E' incredibile che cinque giorni dopo la catastrofe, il governo indonesiano non sia ancora in grado di fornire dati esatti sull'entità della distruzione sulle coste occidentali di Sumatra, particolarmente colpite dal maremoto. L'APM teme che un esercito, che fino a poco tempo fa intendeva internare la maggior parte della popolazione civile di Aceh in campi di prigionia e che è conosciuto per i suoi metodi brutali, non sia in grado o non abbia la volontà di portare aiuti umanitari efficaci.

L'Indonesia è sicuramente lo stato del sud-est asiatico maggiormente colpito dal maremoto. Finora ad Aceh sono state accertate 50.000 vittime, ma il numero rischia di aumentare a 80.000 visto che ampie parti della costa occidentale di Sumatra non sono ancora state raggiunte dalle truppe di aiuto dell'esercito indonesiano. Dopo i primi voli di ricognizione si presume che almeno il 75% delle case sia stato distrutto e che il numero delle vittime sia enorme. La Comunità Internazionale deve quindi sostenere maggiormente l'Indonesia nel coordinamento degli aiuti e deve spingere per una rapida ed efficace distribuzione di aiuti e acqua potabile.

Fonte: Associazione per i Popoli Minacciati

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