Colombia: attacchi delle Farc, tregua dell'Eln

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"La recente ondata di uccisioni di civili da parte delle Farc è una grave e deliberata violazione del diritto internazionale umanitario" - afferma Amnesty International. Nei giorni scorsi le Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia) hanno ucciso almeno otto consiglieri del municipio di Rivera (dipartimento di Huila) e in precedenza avevano imposto il divieto di circolazione di tutti i veicoli all'interno della regione di Caquetá e Huila uccidendo i civili che avevano ignorato le imposizioni. "Tutti questi episodi destano grande preoccupazione per l'incolumità dei funzionari statali e dei consiglieri municipali, alla vigilia delle elezioni parlamentari del 12 marzo" - nota Amnesty Inteernational. L'organizzazione sottolinea l'urgente necessità che il governo e la guerriglia raggiungano un accordo umanitario per tenere fuori dal conflitto la popolazione civile. "Inoltre, le Farc devono impegnarsi immediatamente al rispetto del diritto internazionale umanitario" - nota Amnesty.

"Le autorità colombiane devono garantire che tutti i responsabili di azioni come quelle commesse negli ultimi giorni siano portati di fronte alla giustizia. Amnesty International, a tale proposito, esprime preoccupazione per la recente legge che assicurerà l'immunità giudiziaria agli autori di violazioni dei diritti umani, tanto le forze di sicurezza e i gruppi paramilitari loro legati, quanto la guerriglia. Questo provvedimento trasmette un messaggio pericoloso alle parti in conflitto: esse potranno continuare a colpire la popolazione civile nella quasi totale impunità" - conclude il comunicato di Amnesty.

Intanto l'Esercito di liberazione nazionale (Eln), seconda guerriglia del paese, ha annunciato una tregua in occasione delle elezioni legislative del 12 marzo come "manifestazione espressa della sua volontà di pace" - riporta l'agenzia Misna. In un comunicato a firma del Comando centrale dell'Eln (Coce), la guerriglia sostiene di "volere lasciare indietro la vecchia politica" e lavorare per la riconciliazione.

"La pace, come futuro desiderato e possibile per la Colombia, si costruirà sulla base della giustizia sociale e della democratizzazione. Questo è il cammino che l'Eln ha intrapreso col governo". Il riferimento è ai colloqui preliminari della scorsa settimana all'Avana tra esecutivo e ribelli, con la presenza di una delegazione dei vescovi. Al termine dell'incontro, il presidente Alvaro Uribe aveva deciso di conferire lo status politico ai capi negoziatori del movimento armato, sospendendo gli ordini di cattura pendenti nei loro confronti. "Auspico che il cessate-il-fuoco possa diventare permanente e si possano mettere le basi per giungere a una pace definitiva" - ha detto Uribe elogiando la decisione dell'Eln.

Gli ultimi mesi della prima presidenza di Alvaro Uribe propongono notizie di guerra e provvedimenti legislativi che dovrebbero far inorridire la comunità internazionale - notava nei giorni scorsi Guido Piccoli su il Manifesto. "Nonostante il considerevole aumento degli effettivi delle forze armate (da duecentocinquanta mila a quattrocentomila tra soldati e poliziotti negli ultimi quattro anni) e gli accresciuti aiuti militari di Washington, Uribe non riesce a nascondere il fallimento della cosiddetta "politica di sicurezza nazionale". Dopo una serie d'imboscate che hanno causato una ventina di vittime tra i militari, il governo ha deciso di passare ai bombardamenti che, nonostante le rassicurazioni dei generali sulla loro precisione, stanno provocando l'affannosa fuga dalle loro case degli abitanti della regione. [GB]

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