Cecenia: rimpatrio forzato per i profughi

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I campi che ospitano i rifugiati ceceni nella regione caucasica dell'Inguscezia, rischiano di essere chiusi e i profughi subiscono pressioni per rientrare in Cecenia. Lo rivela Medici Senza Frontiere in una conferenza stampa a Mosca dove l'organizzazione ha presentato i dati di una ricerca condotta in febbraio tra 3.209 famiglie degli otto campi profughi in Inguscezia.

Nonostante l'assistenza umanitaria sia molto povera e non rappresenti un incentivo a restare, il 98% dei profughi ceceni residenti in questi campi non vuole rientrare in Cecenia perché teme per la propria vita. MSF denuncia inoltre come le autorità ingusce continuino ad impedire alle organizzazioni umanitarie la costruzione di 1.200 strutture di ospitalità sebbene sia stata approvata per ben due volte dal Presidente inguscio Zyaziko.

I profughi non avrebbero altro luogo dove stare in Inguscezia e subiscono pressioni per rientrare in Cecenia. "I dritti fondamentali di questa popolazione sono stati cancellati - dichiara Anne Fouchard - il principio del rimpatrio volontario è stato violato: le persone sono state messe nelle condizioni di non avere altra scelta." Il rimpatrio forzato viola uno dei principi fondamentali sanciti dall'UNHCR in merito al rientro nei luoghi d'origine di profughi e rifugiati e che deve essere assolutamente volontario.

Intanto in Cecenia continua la spirale di violenza. Warnews, citando l'amministrazione cecena e fonti filo-russe, rende noto che negli ultimi giorni sono state almeno 15 le vittime degli scontri tra separatisti ed esercito federale russo.

Fonte: Medici Senza Frontiere, Warnews, UNHCR

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