Cecenia: nuovo premier filo Putin, continuano le violenze

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A un anno dall'assassinio dell'ultimo presidente ceceno liberamente eletto Aslan Maskhadov (8 marzo 2005) l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) tira un triste bilancio sulla situazione in Cecenia: la situazione della popolazione civile è insopportabile, indifesa di fronte al terrore dell'esercito russo, dei servizi segreti russi, degli squadroni della morte del neo-premier ceceno pro-russo Ramzan Kadyrov e dei gruppi radicali islamici. In Cecenia è altresì in aumento l'influenza esercitata dalla scena islamica internazionale. La vita della popolazione civile è caratterizzata dalla costante paura di essere rapiti, torturati, stuprati e uccisi e dalle catastrofiche condizioni umanitarie ed ecologica. Le guerre del 1994-1996 e del 1999 sono costate la vita a circa un quarto della popolazione cecena, che conta oggi poco meno di un milione di persone e per i sopravvissuti la soluzione politica del conflitto sembra ormai utopia.

Aslan Maskhadov, eletto presidente il 27 gennaio 1997 in elezioni valutate come corrette dagli osservatori internazionali dell'OCSE, si è impegnato fin dal giorno della sua elezione per una soluzione politica del conflitto ceceno, la cui conseguenza immediata sono stati gli accordi di pace di Chasavjurt elaborati con l'allora presidente russo Boris Eltzin. Maskhadov puntava su una soluzione politica moderata anche dopo l'inizio della seconda guerra in Cecenia nel 1999. Il nuovo presidente russo, Vladimir Putin, giunto al potere sull'onda della guerra in Cecenia, non mostrava però nessun interesse a una soluzione politica. Maskhadov, che ha sempre tentato di controllare le forze islamiche estremiste in Cecenia, si era chiaramente espresso contro gli atti di terrorismo, si era sempre dimostrato disponibile alle trattative e aveva cercato il sostegno dell'Europa.

Dopo la morte di Maskhadov la leadership cecena guidata dal suo successore Abdul Khamit Sadulaev si è radicalizzata sempre più, permettendo a personaggi come Shamil Basaiev di guadagnare influenza e potere. Le dispute interne tra moderati e rappresentanti dell'Islam radicale hanno portato a maggiore potere di quest'ultimi. Con la morte di Maskhadov la Russia si è liberata dell'unico interlocutore politico disposto a trattare. Nel frattempo il governo russo ha provveduto a occupare tutti i posti politici importanti in Cecenia con ceceni collaborazionisti. Dopo la morte violenta del presidente pro-russo Achmad Kadyrov, suo figlio Ramzan, il 29enne capo di governo, è diventato l'uomo forte di Grosny.

Il premier Ramzan Kadyrov dispone di un vero e proprio esercito privato di circa 5.000 uomini ed è considerato responsabile di almeno due terzi delle violazioni dei diritti umani commessi in Cecenia. Kadyrov è un criminale di guerra che ha partecipato in prima persona alle torture e agli assassinii di civili. I suoi squadroni diffondono il terrore nel paese, notte dopo notte stuprano, uccidono e rapiscono civili che spariscono nei cosiddetti sotterranei della tortura. Il Parlamento ceceno ha approvato all'unanimità la nomina di Kadyrov, un fedele sostenitore del presidente russo Vladimir Putin, e figura dominante tra i ceceni che sostengono i legami con Mosca.

Sulla scia degli attentati dell'11 settembre 2001, la Russia sta cercando di convincere l'opinione pubblica mondiale che in Cecenia "non si sta più combattendo una guerra, quanto piuttosto un'operazione di antiterrorismo": si fa insomma leva sulle connessioni esistenti tra i gruppi più radicali della guerriglia (dipendenti da Basayev) e reti fondamentaliste internazionali, (facenti capo anche al "wahabismo" saudita), per nascondere le gravissime violazioni dei diritti umani commesse dalle forze cosiddette "regolari". [GB]

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