Afghanistan: polemica sull'attacco italiano, nuove pressioni Usa

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Mentre il Parlamento si appresta a votare il rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero, scoppia il caso dell'attacco condotto anche da militari italiani contro una presunta base di talebani nel distretto di Bakwa che ha provocato la morte di una decina di persone, tra cui alcuni civili. Il governatore della provincia occidentale di Farah, Ghulam Mohaidun Balouch, ha dichiarato all'agenzia France Press che "truppe Nato italiane" hanno preso parte all'attacco avvenuto domenica notte nel distretto di Bakwa contro un abitazione nella quale si trovavano alcuni talebani, tra cui un loro comandante locale, il mullah Abdul Manan. Successivamente, un altro lancio d'agenzia della France Presse, ripreso anche dal sito di Le Monde, riporta anche le dichiarazioni del governatore del distretto di Bakwa, Khan Agha: "Il raid ha causato nove morti, tra cui due donne e tre bambini. Solo uno dei nove era un talebano. Le vittime sono state uccise da colpi d'arma da fuoco". Quindi dalle truppe afgane e italiane, non dalle bombe dell'aviazione Nato come riportato in un primo momento.

La notizia, rilanciata dal sito Peacereporter ha suscitato la secca smentita del sottosegretario alla Difesa, Forcieri, che a sua volta ha accusato il sito di volere "condizionare la discussione sul decreto di rifinanziamento delle missioni militari". "Non vorrei - ha affermato Forcieri- che tutto questo fosse finalizzato a condizionare la discussione sul decreto di rifinanziamento delle missioni che inizia domani in Commissione Difesa. Il Parlamento ha assunto quasi all'unanimità impegni precisi con il governo afghano e la comunità internazionale per ristabilire la pace e la sicurezza in Afghanistan: sono certo che anche questa volta non farà mancare il sostegno ai cittadini afghani e alla credibilità dello Stato italiano". La Sinistra arcobaleno potrebbe però votare contro il decreto di rifinanziamento - riporta Peacereporter.

In una successiva intervista a Peacereporter, il Sottosegretario Forcieri ha quindi affermato che "i nostri uomini anticipano i movimenti, garantiscono la sicurezza dei villaggi, se poi nel corso di queste operazioni vengono attaccati da qualcuno sono autorizzati a rispondere al fuoco", ma - replicando alle affermazioni dell'analista Gaiani riportate dall'intervistatore - ha poi precisato che i militari italiani "non fanno operazioni di attacco, né attivo, né preventivo, né anticipativo. Non svolgono operazioni al di fuori del territorio loro assegnato, né compiti al di fuori dei limiti fissati dal Parlamento e dal governo. Questa è la mia dichiarazione ufficiale".

Diverse sono le "operazioni di guerra" condotte dai militari italianiv - denuncia invece il sito Peacereporter. Nel distretto di Bakwa, nel sud della provincia di Farah, operano le forze speciali italiane della Task Force 45 impegnate nell'operazione Sarissa e, in situazioni di emergenza, i bersaglieri italiani della Forza di Reazione Rapida, dotati di elicotteri da combattimento Mangusta e carri armati Dardo.

Intanto gli Stati Uniti - che si apprestano a inviare nel sud dell'Afghanistan dodicimila soldati (tre brigate) - chiedono alla Nato di "moltiplicare i loro impegni in Afghanistan". Lo ha chiesto il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, che ha rivolto un nuovo appello agli alleati della Nato "affinché condividano più equamente i rischi di combattere nelle zone più pericolose". In visita a Londra per incontrare i leader britannici, la Rice ha chiesto che sia nominato al più presto un inviato per coordinare quella che ha definito la difficile missione della Nato in Afghanistan.

Nelle prossime settimane la Gran Bretagna intende inviare in Afghanistan un nuovo contingente pesantemente armato e l'intenzione americana è quella di chiedere a Londra di fare pressioni sugli alleati europei della Nato affinché aumentino i loro sforzi.: l'obiettivo è quello di trovare altri 7.500 militari da inviare in Afghanistan, di rinforzo al contingente di 42.000 uomini già presente nel paese. Dopo un iniziale rifiuto, la Germania potrebbe aumentare le proprie truppe seppur con vincoli, e anche Francia (200 forze speciali) e Belgio (140 soldati e quattro caccia F-16) potrebbero rispondere all'appello degli Usa, mentre la Spagna, per ora, pare orientata a non inviare rinforzi. Se ne parlerà domani a Vilnius, in Lituania, dove si tiene un vertice a porte chiuse dei responsabili della Difesa di tutti i paesi membri della Nato.

Anche nel 2008 l'Afghanistan resterà il primo produttore di oppio al mondo segnala oggi un rapporto dell'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e la criminalità. Lo scorso anno, le coltivazioni si erano estese a 192mila ettari di campi e quest'anno la situazione non sarà molto diversa. ''Gli stupefacenti in Afghanistan e il traffico che generano sono una forza destabilizzante'' - ha affermato il capo dell'Unodc Antonio Maria Costa. Tre quarti del papavero da oppio afghano sono prodotti nelle zone controllate dai Talebani, che beneficiano ampiamente dalla produzione di stupefacenti e dal loro traffico, così come dal ''pizzo'' che prelevano ai contadini ha sottolineato Costa: ''Una tassa di circa il dieci per cento sul valore della produzione che quest'anno ammonterà, da sola, a 100 milioni di dollari''. [GB]

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