Unicef: bambini esclusi dall'istruzione in ex-Urss, reclutati in R.d.Congo

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Oltre 14 milioni di bambini dell'Europa centro-orientale e della Comunità degli Stati Indipendenti ogni anno entrano nel mondo del lavoro privi di istruzione e oltre 2,4 milioni di bambini in età d'istruzione primaria, che dovrebbero essere a scuola, mancano all'appello - denuncia l'Unicef. "Questa situazione innescherà un ciclo intergenerazionale di povertà, minando la capacità dei governi di sviluppare economie competitive a livello globale, fondate sul lavoro qualificato invece che su manodopera a basso costo" - ha dichiarato Maria Calivis, Direttore dell'Ufficio regionale dell'UNICEF per l'Europa centro-orientale e la Comunità degli Stati Indipendenti, che ha realizzato lo studio.

In Armenia, Georgia, Kirghizistan, Moldavia e Tagikistan, paesi con bassi indicatori economici, si registrano i tassi più bassi nella frequenza scolastica: meno del 50% nella scuola secondaria superiore e, in alcuni casi, meno del 30% nella scuola materna. Il rapporto UNICEF individua due ulteriori problemi: la situazione dei bambini rom e l'uguaglianza di genere. Nei 3 dei paesi con le più vaste comunità rom - Bulgaria, Ungheria e Romania - solo una piccolissima percentuale di bambini rom continua gli studi dopo la scuola primaria. Lo studio rileva che sebbene siano state avviate riforme nei sistemi di istruzione dei vari paesi, queste non sono arrivate nelle aule scolastiche, con una ricaduta sulla generale qualità dell'istruzione, specialmente nelle zone rurali e nelle aree più povere.

Il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia - Unicef segnala inoltre che i conflitti in Nord Kivu nella Repubblica democratica del Congo (RDC) che nelle ultime settimane hanno visto più di 60mila sfollati stanno riaprendo la piaga del reclutemento forzato di 'bambini soldato'. "Diverse centinaia di ragazzi sono stati arruolati forzatamente dai gruppi ribelli nel corso delle ultime due settimane: riteniamo che il numero totale dei bambini soldato nel Nord Kivu abbia abbondantemente superato il migliaio" - riporta l'Unicef.

Prima degli ultimi scontri, oltre 8.000 bambini erano stati smobilitati dai gruppi ribelli, molti dei quali avevano fatto ritorno alle loro comunità d'origine. Ma Per questi bambini i rischi di nuovo arruolamento sono ancora più alti: "Una volta smobilitati dai gruppi armati gli ex bambini soldato incontrano spesso il rifiuto delle loro comunità, e, non avendo ricevuto alcuna istruzione trovano maggiori difficoltà a reinserirsi nella vita civile. Tutti questi bambini sono ad alto rischio di nuovo reclutamento" - afferma Julien Harneis, responsabile UNICEF per le operazioni sul campo. "È indispensabile che nel Nord Kivu siano ripristinate pace e sicurezza. Fin tanto che imperverseranno i gruppi armati, permarranno rischi sanitari e di reclutamento forzato di bambini. La soluzione deve essere politica: si deve trovare una via pacifica per porre termine alla crisi in atto nel Nord Kivu" - conclude l'operatore umanitario.

Nelle ultime settimane in Nord Kivu si sono intensificati gli scontri a fuoco tra miliziani fedeli al generale dissidente filoruandese Laurent Nkunda e alcuni gruppi armati presenti nell'est della Repubblica democratica del Congo (RDC). Da fine agosto la regione del Nord Kivu è teatro di combattimenti tra l'esercito regolare (Fardc) e insorti del generale Laurent Nkunda. Nei giorni scorsi è stato raggiunto un "cessate il fuoco", ma la popolazione continua a fuggire a causa della recente tornata di scontri tra forze governative, ribelli e milizie che hanno rifiutato l'integrazione nell'esercito regolare. Per rispondere alla crisi umanitaria in corso, l'Unicef sta fornendo assistenza a oltre 60mila sfollati accampati nelle località di Miganga e Minova, sempre in Nord Kivu, e ha avviato una campagna di vaccinazione contro morbillo e tetano neo natale. [GB]

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