Liberia: abusi di Ong e soldati Onu sulle bambine

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rapporto sui campi profughi liberiani della sezione britannica di 'Save the children', accusa ong, Caschi blu in missione di pace e uomini di affari locali di pretendere dai minori rapporti sessuali in cambio di cibo e denaro, anche solo per una birra, un film o un giro in auto. Il rapporto, basato su 300 interviste ad adulti che vivono nei campi profughi, punta il dito soprattutto contro i militari delle Nazioni Unite, ma anche contro operatori umanitari, insegnanti, dipendenti statali, poliziotti e militari. "Tutti gli intervistati hanno affermato con chiarezza che circa la metà delle bambine nel loro campo sono rimaste vittime di questo problema".

Save the children punta il dito contro funzionari governativi e insegnanti, accusati di chiedere rapporti sessuali in cambio della retta scolastica o anche soltanto di buoni voti. "Questa situazione non può andare avanti. Deve essere presa di petto - ha dichiarato il direttore esecutivo di Save the children nel Regno unito, Jasmine Whutbread - gli uomini che usano le proprie posizioni di potere per approfittarsene di bambini vulnerabili devono essere denunciati e licenziati. Deve essere fatto di più per sostenere i bambini e le loro famiglie perché riescano a sopravvivvere senza dover ricorrere a tale genere di disperazione". Whitbread ha poi lanciato un appello al nuovo governo liberiano, guidato dal presidente Ellen Johnson-Sirleaf, che ha fatto della lotta allo sfruttamento e alla prostituzione una delle sue bandiere. "La nostra esperienza", ha concluso, "dimostra che senza pressioni dall'alto nulla cambierà".

Secondo i rappresentanti della Unmil, la forza delle Nazioni Unite che opera in Liberia dall'inizio dell'anno sono state presentate sei denunce per abusi contro il personale Onu. Solo una, tuttavia, è stata suffragata da prove e la persona interessata è stata allontanata. "Siamo inorriditi dall'ipotesi di sfruttamento sessuale o abuso da parte di operatori umanitari, siano essi stranieri o liberiani: è un comportamento inaccettabile" - ha commentato Jordan Ryan, coordinatore della missione umanitaria dell'Onu in Liberia.

Negli ultimi quindici anni, la Liberia ha vissuto in uno stato di eterno conflitto. Più di 250 mila persone, soprattutto nella popolazione civile, sono rimaste uccise, mentre si calcola che i profughi ammontino ad oltre un milione e 300 mila. Save the Children opera in Liberia dal 1991, e ha a più riprese potuto constatare una situazione cui è esposto ogni minore liberiano, a causa delle dure condizioni di vita, della povertà, della mancanza, in moltissimi casi, di un riferimento familiare o della lontananza dai genitori. Ma la situazione è nettamente peggiorata da quando, nel 1999, la rivolta della popolazione civile al regime repressivo e autocratico del signore della guerra Charles Taylor ha spinto le Nazioni Unite ad un nuovo intervento umanitario. Dal rapporto dell'Ong, emerge infatti che solo una piccola parte di minori era coinvolta nel giro della prostituzione prima della guerra, e che questo avveniva solo nelle città più grandi, non nei villaggi o nelle campagne. Ma, con la nascita dei campi profughi e in particolare dal 2002, prostituzione e abusi sessuali su minori hanno avuto un'impennata. Molte delle persone ascoltate si sono mostrate rassegnate all'idea che concedere prestazioni sessuali in cambio di cibo o altro sia ormai solo un modo come un altro per "tirare a campare".

Lo scandalo in Liberia va a sommarsi alle reiterate violenze perpetrate sotto lo scudo delle missioni di pace nei paesi vittime delle guerre civili. Tra i casi più recenti: Congo, Bosnia, Sierra Leone, Rwanda e Kosovo, che hanno sollevato ondate di indignazione a livello internazionale, dando finalmente il via alla discussione interna alle Nazioni Unite sulle violenze sessuali "ordinarie" compiute dai peacekeepers. Nel marzo 2005 un rapporto dell'ambasciatore della Giordania all'Onu, il Principe al-Hussein denuncia: "La realtà della prostituzione e degli abusi sessuali nei contesti di peacekeepers è specialmente inquietante e sconcertante perché le Nazioni Unite hanno avuto il mandato di entrare a far parte di una società devastata dalla guerra per aiutarla e non per abusare della fiducia riposta dalle popolazioni locali". Questo rapporto, dal titolo "Una strategia comprensiva per eliminare futuri abusi e sfruttamenti sessuali nelle operazioni di peacekeepers dell'Onu", ha per la prima volta condannato questi atti vergognosi come una gravissima "violazione del dovere fondamentale della custodia e difesa dei popoli in guerra". Il documento, confermato dal Segretario generale dell'Onu Kofi Annan, era stato commissionato per riformare il comportamento delle truppe nelle missioni e per mettere a punto una nuova strategia investigativa per determinare e impedire ai sodati di abusare di donne e minori che sono spesso rifugiati. [GB]

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