Italia: al via la nuova normativa sul cioccolato

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E' entrato in vigore in questi giorni il decreto legislativo n.178 che riconosce il cioccolato puro. Il 2 agosto era l'ultima data utile che invitava i Paesi membri dell'Unione Europea ad adeguarsi alle nuove norme stabilite dalla direttiva europea 2000/36/CE, secondo la quale per tutelare il consumatore da un'eventuale aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao per una quantità massima del 5 per cento, si deve segnalare bene in vista sull'etichetta la dicitura 'contiene altri grassi vegetali oltre il burro di cacao'. Soddisfazione espressa dalla segreteria di Legambiente nonostante il lasciapassare che l'Ue ha deciso di concedere con l'introduzione dei grassi vegetali in sostituzione del burro di cacao.

Quest'ultimo aspetto della direttiva Ue è stato criticato da associazioni come Ctm Altromercato secondo cui tale misura apre le porte a prodotti di dubbia provenienza e composizione, senza adeguate tutele nei confronti dei consumatori, ma soprattutto implica delle conseguenze rilevanti per i Paesi produttori.

Il burro di cacao è insostituibile: per 11 milioni di persone in Africa occidentale che dipendono dal cacao per il loro reddito, per paesi come la Costa d'Avorio o il Ghana dove il cacao è la principale voce dell'export, perché si calcola che questa sostituzione comporti una diminuzione di consumo di semi di cacao che si aggira tra le 80.000 e le 120.000 tonnellate, perché solo per il Ghana si può prevedere una perdita di introiti pari a 300 milioni di dollari.

In alcuni paesi del mondo migliaia di bambini sono sfruttati nelle piantagioni di cacao, dove lavorano per ore al caldo compiendo pesanti sforzi fisici. Ad esempio in Costa d'Avorio circa 200,000 bambini, di cui 15,000 schiavi, sono impiegati nelle coltivazioni di cacao. La situazione si ripete in altri paesi dell'Africa occidentale, ma anche in Sudamerica e Asia. I grandi produttori di cioccolata come Nestlé e Cadbury mantengono questa prassi acquistando cacao prodotto col lavoro minorile.

Fonti: Legambiente, Lifegate, Altromercato, Global March Against Child Labour;

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