Valanga di email ai parlamentari

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Alla felicità per la notizia della liberazione di Giuliana Sgrena si somma lo sconcerto per l'uccisione di Nicola Calipari. In questo momento misto tra gioia e dolore è giusto e necessario rilanciare la pressione sui deputati affinché si fermi il processo di revisione parlamentare dei codici militari penali, una campagna che ha visto e vede Giuliana Sgrena in prima linea per la difesa dei diritti civili nel nostro paese. La discussione approda alla Camera dopodomani, lunedì 7 marzo. Se la riforma passasse non sarebbe più permesso alla libera stampa di esercitare il diritto/dovere di informazione in "tempo di guerra", come garantito dall'art.21 della Costituzione repubblicana.

Il tempo stringe, sono state già raccolte oltre 1600 firme, ma per fermare questa perversa riforma ne servono di più. La campagna "Fermiamo la censura di guerra!" invita per questo tutti i cittadini ad aderire all'appello pubblicato alla pagina del sito della campagna dove è anche possibile inviare le mail ai parlamentari.

Se il progetto di riforma della delega venisse approvato ci sarebbero forti ripercussioni in tema di libertà di informazione in quanto, ad esempio, è previsto che nei paesi dove esiste una presenza di militari italiani, come in Iraq, il Codice Penale Militare di Guerra verrebbe applicato anche per i civili tra cui volontari di Ong in missione umanitaria e giornalisti, con grosse ricadute sulla libertà di informazione.

Dopo un primo stop della riforma in Commissione giustizia e difesa della Camera, le organizzazioni promotrici della campagna - tra cui Rete di Lilliput e Art. 11 di Roma - rilanciano così la pressione verso i deputati che lunedì si troveranno a discutere il testo di riforma. Tra i punti sollevati dalla campagna la sottrazione al Parlamento della funzione sancita dall'art. 78 della Costituzione, relativa alla delibera dello stato di guerra, a tutto vantaggio dell'Esecutivo che attraverso decreto potrà dichiarare il "tempo di guerra".

L'introduzione di incisive modifiche nell'ordinamento giudiziario militare incrementerebbe la competenza della giurisdizione militare attraverso la militarizzazione dei reati comuni commessi da militari. Da sottolineare che questa competenza è stata abolita in tutti i paesi Nato ad eccezione della Turchia e dell'Italia. All'appello e alla petizione on line si aggiunge la presenza fisica che da lunedì e per i giorni necessari verrà portata davanti a Montecitorio con volantinaggi pubblici. In caso di voto saranno pubblicati sul sito della campagna i tabulati delle votazioni con i nomi dei vari parlamentari.

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