Sudan: nuova speranza, Kiir succede a Garang

Stampa

Dopo la notizia della morte in un incidente di elicottero di John Garang, capo dei ribelli sudsudanesi insediatosi il 9 luglio alla vice-presidenza del Paese, la pace è sembrata di nuovo a rischio. La nomina del generale Salva Kiir Mayardit a vice-presidente come sostituto dello storico leader degli indipendentisti ha dato nuova speranza. Il provvedimento conferma Kiir alla presidenza del Sud Sudan e alla guida, nelle vesti di comandante generale, dell'Esercito popolare per la liberazione del Sudan (Spla), il movimento ribelle guidato da Garang che a gennaio di quest'anno - dopo 21 anni di guerra - aveva raggiunto un accordo di pace con il governo di Khartoum. All'indomani della morte del leader, i dirigenti dello Spla-m, che comprende anche il braccio politico dell'ex-ribellione del Sud, avevano confermato fiducia a Salva Kiir, da tempo numero due di Garang. Fonti di stampa sudanesi riferiscono che nei mesi scorsi i rapporti tra il leader e il suo vice si erano fatti tesi, tanto che all'interno dello Spla-m ci si aspettava la rimozione di Salva Kiir da parte di Garang.

"Anche oggi c'è molta agitazione soprattutto tra gli studenti universitari e tra la popolazione araba e si teme che da un momento all'altro possano scoppiare nuove violenze" afferma una fonte missionaria alla Misna. Le ripetute conferme, sia da parte del governo di Khartoum che dello stesso Esercito/Movimento di liberazione popolare del Sudan (Spla-m), che Garang è rimasto ucciso nella caduta dell'elicottero su cui viaggiava al confine tra Sudan e Uganda non hanno completamente cancellato i dubbi sulla possibilità di un complotto. "Tra la gente c'è ancora il sospetto che non sia stato un incidente e il nervosismo è palpabile. Il successore di Garang, Salva Kiir, è visto come un uomo senza polso rispetto all'autoritarismo del suo predecessore, ma ora è più che necessario dargli fiducia e sperare che continuerà a lavorare per la pace" conclude l'intervistato.

I mesi che ora il Sudan ha di fronte a sé sono di grande importanza e delicatezza, e l'auspicio che la 'Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan' rivolge al nuovo governo sudanese, alla dirigenza dell'SPLM ed all'intero paese è che il processo di pace non si interrompa e che l'Accordo di Pace Complessivo venga applicato in tutte le sue parti. La Campagna auspica anche che il nuovo vicepresidente Salva Kiir Mayardit abbia la volontà e la forza di coinvolgere nella costruzione del nuovo Sudan anche le diverse componenti della società civile, come già ha dimostrato con il suo appoggio al People to People Peace Process, l'importante processo di riconciliazione che ha visto protagoniste le popolazioni Denka e Nuer. Alla luce dei recenti eventi è ancora più importante che il Parlamento Europeo, il Governo ed il Parlamento Italiani, gli organi di informazione e l'intera società civile mantengano viva la propria attenzione sulla situazione del Sudan e si impegnino, ognuno nei propri ambiti, affinché il processo di pace non si arresti cadendo in uno stallo le cui conseguenze sarebbero imprevedibili. [AT]

Appprofondimento: Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan

Ultime su questo tema

I gazawi stanno morendo per noi

02 Ottobre 2025
Si testa la tenuta dell’impunità concessa ai massacratori. Si trovano le strade per ridurre al silenzio la democrazia. (Raffaele Crocco)

Dossier - Riconoscere la Palestina: perché il mondo sta cambiando posizione

01 Ottobre 2025
Nell’estate-autunno 2025 alcuni tra i più rilevanti Paesi occidentali hanno deciso di riconoscere lo Stato di Palestina. (Giacomo Cioni)

Attacco alla Global Sumud Flotilla: droni, bombe sonore e spray urticanti in acque internazionali

24 Settembre 2025
La Global Sumud Flotilla, missione umanitaria internazionale diretta a Gaza, è stata oggetto di una serie di attacchi. (Giacomo Cioni)

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

La scheggia impazzita di Israele

12 Settembre 2025
Tel Aviv colpisce, implacabile, quando e come gli pare, nella certezza dell’impunità interna e internazionale. (Raffaele Crocco)

Video

Ruanda, 14 anni dopo: mai più un genocidio