R.D. Congo: preccupante tensione in Nord Kivu, allarme sfollati

Stampa

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha espresso oggi "seria preoccupazione" per i combattimenti nel Nord-Kivu (Repubblica Democratica del Congo - RdC) tra l'esercito regolare congolese (Fardc) e i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp): sarebbero "tra le peggiori violenze dalla firma dell'accordo di pace tra le due parti nel gennaio scorso" - riporta il comunicato del Consiglio di Sicurezza. Membri del Consiglio di Sicurezza hanno chiesto ai ribelli del Cndp di rispettare di "cessare le ostilità" e "l'immediato e unilaterale ritiro delle truppe". Nei giorni scorsi l'Unione europea aveva già manifestato preoccupazione per l'esplosione della violenza richiamando al ritiro delle truppe e a rispettare gli accordi firmati lo scorso gennaio a Goma.

I combattimenti sono iniziati lo scorso 28 agosto quando i ribelli del Cndp, guidati dal generale dissidente Laurent Nkunda, avrebbero preso il controllo di alcune località tra cui Nyanzale a circa 60 km da Goma mentre altri scontri si sono verificati più a nord. A seguito dei combattimenti l'Onu ha deciso di trasferire le forze di pace della Monuc nell'area per sedare gli scontri e per proteggere la popolazione. La missione delle Nazione Unite nella RdC (Monuc) è presente nell'area con 14mila caschi blu che hanno il compito di porre fine a un conflitto che ha coinvolto altri otto Paesi, tra cui i confinanti Rwanda e Uganda. La Monuc ha chiesto a entrambe le parti di ritirarsi, ma è stata accusata dalle forze governative di parteggiare per Nkunda.

Il generale della Cndp, Laurent Nkunda, avrebbe ordinato ieri un "ritiro immediato" dalle posizioni conquistate dopo i combattimenti iniziati il 28 agosto scorso - riporta l'agenzia Misna. L'annuncio sarebbe parte di una lettera inviata dall'ex generale al rappresentante Onu nel paese, Alain Doss, per "consentire agli operatori umanitari di accedere ai civili in difficoltà" - ha motivato il generale filo-rwandese nella missiva chiedendo inoltre alla missione di pace dell'Onu (Monuc) di permettere il passaggio dei ribelli "perché possano riguadagnare le loro posizioni precedenti". L'annuncio è stato accolto con soddisfazione dal ministro della Difesa Tshikez Diemu, che ha chiesto a Nkunda di "tornare immediatamente al tavolo dei negoziati" e prendere parte al progetto 'Amani' per la sicurezza, la pacificazione, la stabilizzazione e la ricostruzione del Nord e del Sud-Kivu, previsto dagli accordi di Goma. Anche il movimento armato 'Pareco' (Mayi-Mayi), firmatario dell'intesa con il governo, l'ha definita "una buona notizia" augurandosi che "anche Nkunda sieda presto alla tavola del processo di pace".

Più caute - riporta sempre la Misna - le organizzazioni della società civile che invitano alla prudenza e ad attendere l'evoluzione della situazione sul terreno. "La situazione umanitaria è estremamente preoccupante" - afferma Medici Senza Frontiere che a seguito dei combattimenti è stata costretta ad evacuare alcune aree e a riposizionare le sue equipe. "Gli abitanti del Nord Kivu, già vittime di una violenza praticamente continua, si trovano ancora una volta nel mezzo del campo di battaglia" - evidenzia la nota di MSF nel denunciare che la Monuc, nonostante i suoi 14mila caschi blu, "non è in grado di mantenere la pace".

"I combattimenti hanno causato massicci spostamenti di popolazione" - riporta Msf. "Nell'arco di tre giorni si stima che 250mila persone che vivevano nei campi sfollati lungo l'asse Katsiro-Butare siano fuggite insieme ai residenti dei villaggi della zona, mentre migliaia di persone sono fuggite verso nord, a Kayna, Kanyabayonga e oltre ancora. Dove possibile, Msf ha aumentato la sua offerta di cure mediche e assistenza per prevenire lo scoppio di epidemie, come il colera, ma rimane altissima la preoccupazione per le persone che sono fuggite verso aree tagliate fuori dai combattimenti. [GB]

Ultime su questo tema

I gazawi stanno morendo per noi

02 Ottobre 2025
Si testa la tenuta dell’impunità concessa ai massacratori. Si trovano le strade per ridurre al silenzio la democrazia. (Raffaele Crocco)

Dossier - Riconoscere la Palestina: perché il mondo sta cambiando posizione

01 Ottobre 2025
Nell’estate-autunno 2025 alcuni tra i più rilevanti Paesi occidentali hanno deciso di riconoscere lo Stato di Palestina. (Giacomo Cioni)

Attacco alla Global Sumud Flotilla: droni, bombe sonore e spray urticanti in acque internazionali

24 Settembre 2025
La Global Sumud Flotilla, missione umanitaria internazionale diretta a Gaza, è stata oggetto di una serie di attacchi. (Giacomo Cioni)

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

La scheggia impazzita di Israele

12 Settembre 2025
Tel Aviv colpisce, implacabile, quando e come gli pare, nella certezza dell’impunità interna e internazionale. (Raffaele Crocco)

Video

Ruanda, 14 anni dopo: mai più un genocidio