ONU: osservatori in Costa d'Avorio

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La soppressione delle zone di guerra dichiarate per decreto dal governo della Costa d'Avorio dopo lo scoppio delle ostilità il 22 settembre dello scorso anno, dovrebbe avere ricadute positive sulla situazione del paese, consentendo un graduale ritorno alle normali attività amministrative e produttive in particolare nella parte nord del paese, maggiormente interessata dal conflitto.

Nel frattempo il Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. ha deciso di inviare 75 osservatori militari in Costa d'Avorio al fine di monitorare il cessate il fuoco e assistere il contingente di peacekeeping presente nel paese. Gli osservatori O.N.U. lavoreranno quindi fianco a fianco con l'esercito ivoriano e con i 5200 uomini della forza internazionale, composta da 4000 militari della peacekeeping force francese e i 1200 soldati dell'ECOWAS (Strong Economic Community of West African States).
Tra i compiti degli Osservatori O.N.U. vi è quello di indagare sull'impiego di truppe mercenarie nei conflitti della regione, sul traffico d'armi, sull'uso di bambini soldato e sulla situazione dei rifugiati.

La questione degli sfollati interni e dei rifugiati sarà tra le più urgenti nei prossimi mesi. Secondo fonti delle Nazioni Unite, negli 8 mesi di guerra civile, 750.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case. Ad essa si aggiunge la crescente ondata xenofoba che sta attraversando il paese. Refugees International, organizzazione per i diritti umani, denuncia la politica del governo che ha recentemente incoraggiato sentimenti anti-immigranti e anti-rifugiati. Prima della guerra civile circa il 30% della popolazione della Costa D'Avorio era immigrata o figlia di immigrati dai paesi confinanti dell'Africa Occidentale.

Fonti: Chiamafrica, < popuplink http://allafrica.com/stories/200305130380.html allafrica>, Refugees International;

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