Msf a Karzai per l'uccisione dei volontari

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Egil Tynaes, Pim Kwint, Hélène de Beir, Faisal Ahmad e Besmillah sono stati brutalmente uccisi in Afganistan, nella provincia nordoccidentale di Badghis il 2 giugno 2004. Il loro assassinio e il successivo fallimento del governo afgano nel fornire un'adeguata risposta, hanno costretto MSF a chiudere i propri programmi in Afganistan dopo 25 anni di assistenza umanitaria alle vittime dei ripetuti conflitti che hanno insanguinato il paese.

Nonostante le molte promesse fatte dal governo afgano, non si sono verificati né arresti e né sono stati perseguiti coloro che ordinarono o misero in atto l'uccisione dei cinque operatori. Il Ministro degli Interni afgano, che ha la responsabilità di investigare e combattere il crimine nel paese, ha informato MSF che un capo della polizia locale è il primo sospettato degli omicidi. Questa persona fu rimosso dal suo incarico nel distretto di Qadis (provincia di Badghis) prima delle uccisioni, ma il Ministro degli Interni ha recentemente confermato il suo reinserimento all'interno della polizia, nonostante le pesanti accuse contro di lui.

"Reintrodurre nella polizia afgana il principale sospettato dell'assassinio dei nostri cinque volontari equivale a un'approvazione ufficiale di quel crimine", dichiara Stefano Savi, Direttore generale di MSF Italia. "I governi, inclusi numerosi paesi europei e gli Stati Uniti, che stanno sostenendo e supportando le forze militari e le agenzie di polizia dell'Afgansitan, non dovrebbero accettare che le loro controparti includano coloro che sono coinvolti nell'assassinio dei 5 operatori umanitari", prosegue Savi.

MSF può solo concludere che il governo afgano sta fallendo nel rispondere alla sua responsabilità di condurre le indagini e perseguire coloro che sono coinvolti nell'uccisione dei cinque volontari che stavano fornendo assistenza medica indipendente alla popolazione afgana.

"Il fallimento del governo afgano nel condurre le indagini, investigare e perseguire i responsabili dell'uccisione dei nostri colleghi, manda un messaggio che non può essere accettato: l'esistenza di un'impunità generale per coloro che attaccano e uccidono gli operatori umanitari in Afganistan", sostiene Savi. "Ciò minaccia la possibilità per gli afgani di ricevere l'assistenza umanitaria di cui hanno bisogno".

MSF lancia un appello al Governo afgano affinché conduca una piena e credibile indagine sugli assassini dei cinque operatori di MSF e persegua i responsabili. Il governo deve dimostrare il suo impegno nell'affrontare la violenza contro gli operatori umanitari.

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