Colombia: rapporto di Amnesty, dubbi sulle elezioni

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"Le minacce di morte e gli attacchi contro giornalisti, candidati e funzionari pubblici stanno compromettendo lo stato di diritto e rischiano di sollevare dubbi sulla correttezza delle elezioni". Lo denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto che rivela come i giornalisti, i candidati e gli elettori stiano attraversando un periodo di particolari minacce alla vigilia delle elezioni per il Congresso, previste il 12 marzo, e di quelle presidenziali, in programma il 28 maggio. In tutto il paese, giornalisti sono stati minacciati o uccisi per impedire loro di denunciare gli abusi dei diritti umani commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Candidati e funzionari pubblici sono stati obbligati a rinunciare o a rimettere il mandato, o uccisi per aver osato sfidare l'autorità della guerriglia o dei gruppi paramilitari. Esponenti delle forze di sicurezza e del governo cercano di screditare il lavoro dei giornalisti, associandoli alla guerriglia e sottoponendoli così al rischio di attacchi da parte dei gruppi paramilitari.

"L'impunità è al centro del conflitto colombiano. Sapere che gli autori delle violazioni dei diritti umani riusciranno a evitare la giustizia impedisce alle vittime di parlare. In questo modo, i giornalisti hanno paura di scrivere, i candidati di svolgere la propria campagna elettorale e i funzionari pubblici di governare" - accusa Amnesty International. Secondo il rapporto dell'organizzazione, i giornalisti sono costretti ad auto-censurarsi, evitando di viaggiare nelle zone di conflitto in cui si verifica il maggior numero di violazioni dei diritti umani e preferendo basarsi solo sulle fonti ufficiali. Per questo motivo, sulla stampa si legge poco o nulla su questi episodi, compresi quelli in cui sono implicate le forze di sicurezza.

Forte preoccupazione rimane per il peso che la guerriglia e i paramilitari stanno cercando di esercitare sul processo elettorale. "È legittimo che i combattenti smobilitati, guerriglieri o paramilitari che siano, partecipino alla vita politica. Ma questo può accadere solo dopo che abbiano deposto le armi in modo inequivocabile, che venga effettivamente garantito che non siano implicati in violazioni dei diritti umani, che la loro azione politica non si basi sulla violenza o sul compimento di reati e che il diritto delle vittime alla giustizia, alla verità e alla riparazione sia pienamente rispettato" - afferma Amnesty International. "Le misure di protezione fisica fornite dalle autorità sono insufficienti se non c'è la volontà politica di affrontare le radici della violenza. Il fallimento dello Stato nel risolvere il problema dell'impunità e quello delle parti in conflitto nel rispettare il diritto internazionale umanitario hanno reso pericoloso, e in molti casi impossibile, il lavoro dei giornalisti, dei candidati e dei funzionari pubblici".

Circa 14.000 reati tra stragi, omicidi selettivi ed espropriazione forzata di beni sono infatti i crimini documentati finora dai magistrati che indagano sull'operato dei circa 22.000 paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc) smobilitati grazie al processo di pace in corso con il governo - riporta oggi l'agenzia Misna. In base alla contestata 'Ley de Justicia y Paz' ogni ex-combattente sarà chiamato, almeno sulla carta, a rispondere delle accuse: solo ammettendo le proprie responsabilità e accettando di restituire i beni sottratti potrà accedere ai benefici giuridici previsti dalla normativa per reintegrarsi nella vita civile. "L'atteggiamento che assumeranno i paramilitari sarà la prova del fuoco della validità di questa legge" - ha detto Eduardo Pizarro, coordinatore della 'Comisi㳀n nacional de reparaci㳀n y reconciliaci㳀n'. Per la riconsegna dei beni rubati - tra cui proprietà agricole appartenenti al 60% dei circa tre milioni di 'desplazados' (sfollati) - Pizarro ha ammesso, tuttavia, che "sarà estremamente complessa" perché molti sono stati venduti a privati. [GB]

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