Balcani: in guerra in Iraq e Afghanistan

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La maggior parte dei Paesi balcanici è di nuovo in guerra. Non con il proprio vicino, ma al seguito della coalizione internazionale guidata dagli Usa in Iraq e Afghanistan. Bulgari, romeni, albanesi e macedoni hanno già inviato loro contingenti. Croati e sloveni sono pronti a partire. In Bosnia ci si pensa. In Serbia è tutto bloccato, ma solo perché dopo le politiche non si è ancora nato un nuovo governo.

La Romania è il Paese che più si è esposto con l'invio di 1200 soldati tra Afghanistan ed Iraq. Poi segue la Bulgaria. 478 uomini in Iraq e molti problemi a rimpiazzarli. La missione del primo contingente va infatti esaurendosi ma sono pochi i soldati bulgari disposti a partire: le paghe sono scarse, l'addestramento insufficiente ed i rischi troppi. I soldati di Tirana in Iraq sono circa 70. Si tratta di truppe speciali, sotto il comando americano. In Afghanistan i militari albanesi sono invece 30, inquadrati all'interno del contingente turco.

In Croazia l'opinione pubblica non e' cambiata rispetto all'indomani dell'attacco all'Iraq: l'84% della popolazione resta contraria all'invio di militari in Iraq. "Siamo passati attraverso una guerra. Non ne vogliamo un'altra" afferma l'iniziativa civica "Basta guerra!" (Dosta je ratova) che ha convocato sabato scorso (7 febbraio) una manifestazione in Piazza Bana Jelacica, a Zagabria, all'insegna di uno slogan quanto mai esplicito "Non in mio nome". Ma il nuovo governo di destra è guidato dall'HDZ, unico partito croato ad aver apertamente sostenuto gli Stati Uniti in occasione dell'attacco contro Baghdad. Probabile allora che un contingente parta in tempi brevi. In Afghanistan la Croazia c'è già, con 86 soldati. Un contingente è probabile parta presto anche da Lubljana.

Ancora incerta la situazione in Bosnia dove in questi giorni il Parlamento sta discutendo sull'invio di soldati sia in Afghanistan che in Iraq ed in Serbia Montenegro dove l'impasse politico-istituzionale (si attende ancora la creazione del nuovo governo) ha bloccato anche ogni discussione sulla questione. "Una cosa è certa" - afferma Andrea Rossini di Osservatorio sui Balcani - "divise su molte questioni, su una cosa le destre vittoriose nella maggior parte delle recenti tornate elettorali nei Balcani non sembrano avere dubbi: in politica estera si segue la Casa Bianca". [DS]

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