Afghanistan: uccisi 5 operatori di Medici Senza Frontiere

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Cinque operatori dell'organizzazione non governativa "Medici senza frontiere" (Msf) sono stati uccisi in un'imboscata nel nord-ovest dell'Afghanistan: si tratta di Hélène de Beir (belga, coordinatore di progetto), Willem Kwint (olandese, logista), Egil Tynaes (norvegese, coordinatore medico), Fasil Ahmad (afgano, traduttore) e Besmillah (afgano, autista). "E' con grande dolore che confermiamo la notizia che 5 operatori di Medici Senza Frontiere sono stati uccisi ieri, mentre percorrevano la strada che collega Khairkhana a Qala-I-Naw, nella provincia di Badghis" - afferma il comunicato dell'organizzaizone umanitaria. "Oggi i nostri pensieri vanno alle famiglie dei cinque operatori uccisi - si legge nella nota - ma anche alla popolazione afgana la cui possibilità di accedere alle cure mediche e all'assistenza umanitaria è sempre più compromessa".

La jeep con a bordo i 5 operatori è stata individuata circa due ore dopo le prime ricerche a non molta distanza da Khairkhana (25 minuti di tragitto): l'auto era crivellata di colpi e vi erano segni di un'esplosione di granata al suo interno. Grazie all'aiuto dei locali l'auto con i corpi a bordo è stata riportata nella sede di Msf a Khairkhana. "E' impossibile, per il momento, fornire altri dettagli sull'accaduto perché non abbiamo altre informazioni. Né sappiamo chi sia dietro a quest'attacco e quali possano essere stati i motivi" - nota il comunicato.

Attiva in Afghanistan dal 1980 l'organizzazione umanitaria è stata presente durante l'occupazione sovietica, la guerra civile e il regime dei Talebani e attualmente conta 78 volontari internazionali coadiuvati da circa 1400 collaboratori afgani. L'Ong internazionale lavora nella provincia di Badghis dal 1999 mentre era presente a Khairkhana dal 2001 dove gestiva un ambulatorio dove nei primi quattro mesi di quest'anno aveva effettuato 6.500 consultazioni e avviato un progetto per il trattamento della tubercolosi e uno per la salute materno-infantile.

A seguito di questa grave perdita l'Ong comunica di avere sospeso le attività in tutto il Paese e che lo staff (straniero e afgano) presente a Khairkhana verrà trasferito in un luogo più sicuro - comunica Msf. L'ong condanna questi attacchi codardi: "l'uccisione di operatori umanitari deve essere considerato un crimine di guerra" - si legge in una nota sul sito internazionale dell'Ong. Ma l'organizzazione è anche "estremamente preoccupata dai continui tentativi da parte delle Forza della Coalizione di usurpare e rappresentare in mondo distorto l'aiuto umanitario alle popolazioni bisognose dell'Afghanistan" - si legge in un'altra nota nella quale Msf chiede a tutte le parti di "rispettare la neutralità e l'imparzialità dell'attività umanitaria".

Msf denuncia inoltre la "politicizzazione degli aiuti, sostenuta dalla comunità internazionale con il tacito accordo di molte ONG, in atto dalla caduta dei Talebani": una decisione che "si è dimostrata pericolosa per le organizzazioni umanitarie e ha minato l'accesso degli afgani a un'assistenza effettivamente basata sui bisogni". Il comunicato nota inoltre come "la sicurezza è stata pesantemente compromessa e le agenzie umanitarie sono ormai diventate il bersaglio di attacchi volti contro la presenza occidentale". Dalla fase del post-conflitto ad oggi sono stati uccisi in Afghanistan almeno 26 operatori umanitari e dipendenti di ong (33 secondo altri bilanci), sia stranieri sia afgani: tali attacchi sono stati frequenti nelle regioni meridionali e orientali del Paese, dove è ancora presente la guerriglia talebana, ma sono molto rari nelle zone settentrionali e occidentali dove invece ieri è avvenuto l'agguato. [GB]

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