Mine: ritardi nello sminamento, urge un Trattato sulle 'cluster'

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Non sono incoraggianti i dati del "Landmine Monitor Report" a dieci anni dalla ratifica del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona. Nonostante l'uso di queste mine da parte dei Governi sia diminuito - solamente Russia e Myanmar/Birmania continuino ad utilizzarle - così come è diminuito il numero delle vittime accertate delle mine antipersona, 14 paesi non riusciranno ad adempiere alle operazioni di bonifica previste nel decennio. Questi sono: Bosnia-Erzegovina, Cambogia, Chad, Croazia, Mozambico, Nigeria, Perù, Senegal, Tajikistan, Tailandia, Regno Unito (relativamente alle Falkland/Malvinas), Venezuela, Yemen, Zimbawe. Nel 2006 sono state bonificati 140 kmq di campi minati e 310 kmq di aree di battaglia: l'Afghanistan e la Cambogia costituiscono il 55% delle aree bonificate nell'anno di riferimento. Nel corso delle operazioni sono state distrutte 217.000 mine antipersona, 18.000 mine anticarro e 2.15 milioni di ordigni inesplosi (ERW).

Sebbene secondo il rapporto segnali che il numero delle vittime accertate delle mine antipersona sia diminuito del 16% dal 2005, in Libano si registra, a causa delle submunizioni cluster, un incremento degli incidenti pari a 10 volte il valore dello scorso anno. Nel mondo rimane molto alto il numero dei sopravvissuti, 473.000 riporta l'ultimo dato rilevato lo scorso agosto. "La priorità dei paesi colpiti da questa tremenda eredità lasciata loro da conflitti passati e recenti, come quella dei donors internazionali, deve essere la cura, la riabilitazione e il reinserimento socio-economico delle vittime" - dichiara Annalisa Formiconi Presidente della Campagna Italiana contro le mine.

I ritardi nel rispetto della deadline per dichiarare i propri paesi liberi dalle mine e l'esigenza di non dimenticare le persone rese disabili da questi ordigni indiscriminati, fanno apparire ancora più gravi i tagli che sono stati subiti dai fondi destinati alla Mine Action. In Italia il fondo per lo Sminamento Umanitario istituito con la legge 58/2001 è stato tagliato di triennio in triennio del 50% ed è continuamente eroso come dimostrato dalla sottrazione di altri 284.342,21 euro sui 2.207.000 stabiliti dall'ultima finanziaria riporta la Campagna Italiana contro le mine.

Ma preoccupa soprattutto la recente "tremenda eredità" delle submunizioni cluster (bombe a grappolo). Nei giorni scorsi il Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-Moon ha esortato gli Stati ad un "intervento urgente" per concludere un trattato internazionale per bandire "l'uso, lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento delle munizioni cluster". "L'impatto atroce ed inumano delle munizioni cluster richiede un intervento urgente" - ha scritto il Segretario dell'Onu in un messaggio recapitato dall'Alto Rappresentante per il Disarmo, Sergio Duarte. "Le caratteristiche di queste munizioni, con la loro fallibilità e il loro frequente malfunzionamento, le rendono particolarmente indiscriminate, sia al momento del loro utilizzo, sia dopo che il conflitto è terminato". Fino a quanto un trattato internazionale sarà in vigore, Ban Ki-Moon ha esortato gli Stati "a prendere delle misure nazionali per congelare immediatamente l'uso e il trasferimento di tutte le munizioni cluster".

In Italia il disegno di legge che mira ad includere nella legge nazionale per la messa al bando delle mine antipersona (L.374/97) anche le submunizioni cluster, è bloccato dal mese di luglio in Commissione Bilancio per la mancanza di alcune informazioni necessarie alla quantificazione dell'impegno finanziario correlato alla legge, che il Ministero della Difesa tarda a fornire. L'Italia è uno dei 33 produttori di munizioni cluster al mondo e tra le ditte italiane accusate di produzione vi anche la Simmel Difesa. La Campagna Italiana Contro le Mine ha promosso una petizione popolare a sostegno del Trattato internazionale e della legge italiana per mettere albando le "cluster bombs". [GB]

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