Mine: aumentano le vittime ma calano fondi sminamento

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Circa 740 chilometri quadrati di terra bonificati nel 2005, una superficie pari alla dimensione della città di New York, che ha comportato la rimozione di 470.000 mine terrestri e 3.75 milioni di esplosivi: è il maggior numero di aree bonificate a partire dal 1980 con il moderno sistema di sminamento. Ma le mine terrestri continuano a contaminare ampie zone di 78 paesi e la percentuale delle persone ferite è aumentata dell'11% per l'intensificarsi dei conflitti in Myanmar, Ciad, Colombia, Pakistan e Sri Lanka mentre tre governi - Myanmar, Russia e Nepal - vi hanno fatto ricorso nell'ultimo anno. Più di 350 mila persone sono state colpite dalle mine e più di un milione continua a vivere in aree minate. Lo segnala il Landmine Monitor Report 2006, ottavo rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (Icbl) presentato oggi in più di 30 capitali mondiali a pochi giorni dall'apertura a Ginevra della settima riunione diplomatica degli Stati aderenti alla Convenzione di Ottawa (18-22 settembre).

La Campagna denuncia però come nel 2005, per la prima volta, la raccolta fondi internazionale per lo sminamento è diminuita. La Commissione Europea e gli Stati Uniti, i più grossi donatori per lo sminamento umanitario, hanno infatti diminuito i loro fondi. Nel 2005 il totale dei fondi raccolti è stato di 376 milioni di dollari, circa 23 milioni di dollari in meno (il 6%) rispetto al 2004. L'Afghanistan e il Sudan hanno ottenuto la parte più consistente dei fondi raccolti.

"Purtroppo - afferma Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana Contro le Mine - anche l'Italia continua a limare i fondi dedicati alla Mine Action. Il Fondo Istituzionale per lo sminamento Umanitario istituito con la Legge 58/2001, dalla sua dotazione iniziale di 15 MLN di euro su un triennio è stato portato a meno di 7 MLN e mezzo di euro, inoltre - continua Schiavello- anno per anno si verificano erosioni costanti a questo fondo già di per se molto esiguo rispetto alle necessità e, soprattutto, alle responsabilità morali del nostro Paese".

Più di tre quarti delle nazioni si sono unite al Trattato per la messa al bando delle mine mentre 40 Paesi non hanno ancora firmato la Convenzione di Messa al Bando. "Malgrado il progresso nell'eliminare le mine terrestri e il loro uso, rimane ancora molto lavoro da fare - conclude Giuseppe Schiavello - e non bisogna dimenticare che anche l'uso delle cluster bombs in tutti gli scenari di guerra aggrava la situazione in modo esponenziale".

Al riguardo va ricordata la presa di posizione dell' Osservatore Permanente presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, che durante la riunione del gruppo di esperti governativi sulla Convenzione per la proibizione o restrizione dell'uso di armi convenzionali con effetti indiscriminati (28 agosto al 6 settembre) ha affermato che "Non è possibile continuare a permettere la morte di vittime innocenti a causa di armi dagli effetti indiscriminati come le bombe a grappolo" e ha chiesto a nome della Santa Sede una moratoria nel loro utilizzo e trattati internazionali che le proibiscano e le limitino". [GB]

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