Italia: sperimentava siluri la nave Nato spiaggiata a Pianosa

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"Esperimenti con siluri intelligenti a 6000 mt di profondità: il Ministero dell'Ambiente faccia chiarezza"- così Legambiente commenta l'attività della Alliance, l'imbarcazione Nato battente bandiera tedesca, che si è incagliata sabato scorso davanti Cala Giovanna, vicino all'isola di Pianosa, nell'arcipelago toscano. Ufficialmente la nave stava svolgendo ricerche e studi oceanografici, ma Legambiente chiede chiarezza e denuncia che stava testando robot naviganti e subacquei progettati dall'Office of Naval Research degli Stati Uniti. "Strani esperimenti quelli portati avanti dalla nave Nato spiaggiata ieri all'isola di Pianosa. In una zona dove la posidonia non ha più segreti - continua il portavoce di Legambiente Sebastiano Venneri - viene da chiedersi perché utilizzare un bestione di ferro dalle oltre tremila tonnellate di stazza. Piuttosto è bene far sapere che tra una posidonia e l'altra la nave della Nato stava testando dei raffinatissimi robot naviganti e subacquei progettati sicuramente non per scopi scientifici dall'Office of Naval Research degli Stati Uniti".

Secondo qualto appreso da Legambiente sono aperte almeno 2 falle da cui è fuoriuscita acqua di sentina - i liquidi utilizzati per il lavaggio dei motori - ma secondo la Capitaneria non ci sarebbe alcun rischio di inquinamento. Intanto ieri tutte le gite e le visite sull'isola sono state sospese. L'Alliance, lunga 93 metri e di 3.180 tonnellate di stazza, era nella zona, ufficialmente, per svolgere ricerche e studi oceanografici. Ed è giunta con l'appoggio di un'altra nave Nato, l'italiana "Leonardo". Non è la prima volta che Pianosa è messa in pericolo da sversamenti a mare, ma fin qui si era trattato di "perdite" di idrocarburi dovute nella maggior parte dei casi agli scarichi clandestini delle petroliere di passaggio. "Come è possibile che questo sversamento sia potuto accadere per colpa di una nave Nato? Che cosa faceva un naviglio militare nelle acque di Pianosa, con quali autorizzazioni?" - domanda Legambiente.

"La prima ufficiosa risposta che abbiamo ricevuto - fa sapere il circolo locale di Legambiente - è stata che stavano testando i sistemi di prospezione dei fondali. La seconda, che abbiamo ricavato con un giro un po' più largo, è più plausibile: testavano particolari congegni progettati dallo statunitense Office of Naval Research, in pratica siluri in plastica della lunghezza di 3 metri e del peso variabile tra i 100 e i 300 kg: gioiellini tecnologici capaci di immergersi fino a 6.000 metri ed essere controllati fino a 500 km. Secondo la copia di un documento scritto in un italiano zoppicante - continua la nota - sarebbero destinati a eseguire mappature dei fondali, fare rilevamenti ambientali marini, esplorare siti archeologici subacquei e altre nobili e scientifiche cose. Comunque, a qualsiasi cosa siano destinati, resta da capire il perchè della riservatezza della operazione".

"Studiare con quei siluri la posidonia, che cresce a 100 metri dalla superficie perché ha bisogno della luce, è come guardare la tv con un telescopio" - denuncia Venneri. "Sono evidenti le potenzialità militari di questi robot e, dunque, i nostri timori di militarizzazione sono quanto mai reali, visto che la Nato è riuscita a beneficiare anche di alcuni edifici sull'isolotto". Come ogni anno, infatti, il Wwf ha fatto richiesta per alcuni locali da utilizzare per l'osservazione degli uccelli: richiesta bocciata, e locali destinati a ospitare il personale Nato.

Il sostituto procuratore Antonio Giaconi della Procura di Livorno ha aperto un fascicolo d'indagine per valutare se vi siano state condotte illecite che abbiano determinato l'incidente. Dal canto suo la procura livornese tentera' di fare luce anche sui motivi della spedizione. Resta poco convincente, infatti, l'ipotesi che due navi sofisticate come la Alliance e la Leonardo, della Marina militare italiana, che era in appoggio alla marina tedesca, non si siano accorte in tempo della secca. La magistratura, per quanto possibile, vuole capire se davvero la missione era solo scientifica - ufficialmente la nave oceanografica avrebbe dovuto effettuare ricerche sulle posidonie che si trovano sui fondali dell'isola - o se invece servisse anche per altri scopi

Nel frattempo, l'isola resta blindata a tempo indeterminato. Sono stati mobilitati i mezzi navali del ministero dell'Ambiente per cercare di limitare i danni in una zona marina che dovrebbe essere superprotetta e che ospita ambienti unici nel Mediterraneo, tanto che Pianosa è classificata Zona di protezione speciale (Zps) dell'Ue e la sua estesissima prateria sottomarina di Posidonia oceanica è Sito di importanza comunitaria (Sic). "Bisognerà fare chiarezza non solo sull'accaduto ma anche sul futuro dell'isola. Inoltre chiediamo al Ministero dell'Ambiente perché il piano di tutela e valorizzazione dell'isola più volte annunciato giace ancora nei cassetti del Dicastero" - conclude Venneri.

Intanto il giornale online "Elbareport", segnala che ieri, lunedì, in una dozzina d'ore dopo l'apertura dell'indagine della magistratura, tre interrogazioni parlamentari e una pioggia di note di agenzia, la Nato ha deciso una frettolosa ritirata strategica da Pianosa che si è verificata intorno alle 15 di lunedì. L'intero equipaggio della Alliance, lo staff scientifico e anche la nave d'appoggio italiana della Nato, Leonardo, hanno lasciato l'isola portandosi via anche le attrezzature radiocomandate, i barchini oggetto delle rivelazioni e delle curiosità. [GB]

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