Sudan, non dimentichiamo i focolai di conflitto

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La Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan esprime il suo apprezzamento per la firma - avvenuta nella serata di mercoledì a Naivasha (Kenya) - dei protocolli di intesa che sanciscono il raggiungimento di un accordo tra il governo di Khartoum e il Sudan People's Liberation Movement / Army (SPLM/A).
L'intesa raggiunta segna un passo avanti fondamentale nel sofferto cammino verso la fine di una delle guerre civili più lunghe degli ultimi decenni. Un conflitto che in 21 anni ha già causato sofferenze indicibili, oltre due milioni di vittime e quasi cinque milioni tra sfollati e rifugiati.
L'ottimismo per questo evento non deve però fare dimenticare i numerosi focolai di conflitto ancora presenti nel Paese.
Mentre a Naivasha si è parlato di pace, nella regione occidentale del Darfur sta continuando con enorme violenza quella che lo stesso segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha definito una "pulizia etnica". Più di un milione di civili sono stati costretti a lasciare i propri villaggi a causa dei numerosi attacchi di milizie armate. Più di 130.000 profughi si sono rifugiati nel confinante Ciad e secondo stime prudenziali delle Nazioni Unite vi sono dalle 10.000 alle 20.000 vittime.
Situazioni di grande tensione si registrano anche in altre aree del paese, sia a Nord che a Sud.
La Campagna esprime forte preoccupazione per le gravi e continue violazioni dei diritti umani e ribadisce la necessità di un monitoraggio continuo delle situazioni di crisi.
Quale pace nei mesi che verranno?
Il processo di pace in corso ha visto la partecipazione dei due contendenti principali, Governo ed SPLM/A, che nei prossimi mesi dovranno dimostrare concretamente il loro impegno per la pace. Si auspica che l'implementazione degli accordi sottoscritti veda il coinvolgimento dei numerosi altri soggetti politici, religiosi e della società civile presenti nel Nord e nel Sud. Non meno importante dovrà essere il sostegno della comunità internazionale, a diversi livelli, con una funzione sia di accompagnamento costruttivo del processo di pace, sia di monitoraggio sull'effettiva applicazione degli accordi. Grande attenzione dovrà infine essere riservata al tema dell'uso delle risorse naturali e minerarie, nella prospettiva di un'equa ripartizione dei profitti e della promozione sociale delle fasce deboli della popolazione.
La Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan ribadisce il proprio impegno a informare e a sensibilizzare opinione pubblica e mondo politico sulla situazione del Paese. Chiede inoltre che gli organi di informazione non vengano meno al loro importante ruolo, continuando a seguire la costruzione di una pace che inizia oggi il suo difficile cammino fra le popolazioni del Sudan.

Alla Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan aderiscono: Acli, Arci, Amani, Caritas Italiana, Cuore Amico, Mani Tese, Missionari Comboniani, Missionarie Comboniane, Nigrizia, Pax Christi.

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