Somalia: Unione africana discute l'invio di forze di pace

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"Questa è la miglior opportunità di pace per la Somalia in 16 anni e non dobbiamo sprecarla": lo ha detto l'inviato speciale dell'Onu per la Somalia, Francois Lonseny Fall, incontrando ieri a Mogadiscio il presidente ad interim Abdullahi Yusuf nella prima visita dopo l'arrivo delle forze governative nella capitale, conquistata con l'appoggio dei militari etiopici lo scorso 28 dicembre. Fall, scortato da uomini armati fino ai denti fino al palazzo presidenziale di Villa Somalia, si è fatto portavoce della necessità, espressa dalla comunità internazionale, che gli etiopi lascino il territorio e possa insediarsi una forza multinazionale di pace.

Il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione Africana (Ua) riunito oggi ad sede Addis Abeba in seduta straordinaria sta valuntando proprio l'invio di una missione di pace in Somalia dopo che nei giorni scorsi i signori della guerra somali hanno accettato di disarmare le loro milizie. Da giorni la diplomazia africana sta cercando di accelerare discussioni e procedure per l'invio di una missione di pace continentale già autorizzata dall'Igad (Autorità regionale per lo sviluppo, che riunisce sette paesi dell'Africa orientale) e dall'Onu - informa l'agenzia Misna. Il partito di governo ugandese, il Movimento di resistenza nazionale (Nrm), ha approvato durante la notte il piano messo a punto dal ministero della Difesa di Kampala per l'invio di soldati in Somalia, nell'ambito di una missione di pace africana.

Ma secondo il Presidente eritreo, Isaias Afewerki "le Corti Islamiche non sono state sconfitte e coloro che intendono intervenire in Somalia per i propri scopi rischiano di ritrovarsi in un pantano da cui sarà difficile uscire". Secondo Afewerki "la partita tra governo di transizione e Corti Islamiche non è ancora conclusa" e "il tentativo di dispiegare una forza dell'Unione Africana in Somalia è segnato dal fallimento". Secondo Afewerki l'Unione Africana non avrebbe infatti le "capacità organizzative" per inviare uomini in Somalia. "Dobbiamo sapere quale sarà il compito della missione e come farà l'Ua a portarla a termine, visto che ha già fallito in altre parti del continente" ha aggiunto ancora il capo di Stato eritreo. Afewerki, aperto sostenitore delle Corti Islamiche, ha negato che la sconfitta militare subita dai miliziani delle Corti possa essere ritenuta una sconfitta dell'Eritrea nel suo scontro con l'Etiopia, principale alleato del governo di transizione del presidente Abdullahi Yusuf.

E mercoledì scorso Sharif Hassan Sheikh Aden, presidente del parlamento somalo è stato destituito dalla sua carica mentre si trovava a Roma dove ha incontrato il viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli. Sheikh Aden ha subito contestato la decisione dell'assemblea, definita "illegale" e "illegittima" perché "presa sotto l'occupazione di truppe straniere" e perché, al momento della votazione, erano assenti ben ottanta deputati. Dietro la decisione ci sarebbe per lo speaker destituito il capo del Governo Federale di Transizione somalo (Tfg) Abdullahi Yussuf, con il quale vi è rivalità aperta e dichiarata da oltre due anni. Sheikh Aden appartiene alla corrente degli islamici moderati, a favore del dialogo con i governi occidentali ma anche con le Corti Islamiche e si è sempre opposto all'ingresso delle truppe etiopiche in Somalia.

Il viceministro degli Esteri, Patrizia Sentinelli ha ribadito durante l'incontro la posizione italiana, assunta di concerto con i partner dell'UE. Posizione articolata "su due punti centrali: da un lato, la necessità del dialogo e del processo di riconciliazione da costruire con l'insieme della società civile somala; dall'altro, l'opportunità di una forza di interposizione dell'Unione Africana a sostegno di questo processo".

E l'Associazione delle Ong italiane ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Romano Prodi in previsione dell'annunciata visita ufficiale di Prodi ad Addis Abeba il prossimo 28 gennaio. Le Ong - di cui diverse attive in Somalia - chiedono di non abbandonare "di nuovo" il Paese del Corno d'Africa, e di fare in modo che sia riaperto al più presto il dialogo con le autorità somale per riprendere gradualmente, ma decisamente, il percorso costituzionale. Per le Ong, gli attori principali per la gestione della crisi - Igad, Unione africana, Organizzazioni internazionali e Paesi e organizzazioni del Gruppo di contatto, di cui fanno parte Italia, Germania, Norvegia, Svezia e istituzioni Ue - devono agire per la ripresa della Risoluzione 1725 votata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza il 6 dicembre e ignorata dalle istituzioni transitorie somale, in accordo con Usa e Etiopia.

Intanto si apprende dal New York Times del 13 gennaio scorso (Pentagon Sees Move in Somalia as Blueprint), che la campagna condotta dalle milizie dei signori della guerra somali contro le Corti Islamiche è stata coordinata interamente dalla Cia, che ha fornito un supporto di intelligence senza prevedere alcuna azione militare diretta. Il completo fallimento dell'operazione - evidenzia il quotidiano newyorchese - ha comportato l'immediato passaggio del dossier Somalia nelle mani del dipartimento della Difesa e, in subordine, in quelle del dipartimento di Stato. L'attacco congiunto sferrato dalle truppe etiopiche e dalle effimere forze del governo di transizione somalo alle Corti Islamiche non è stato certo condannato dal governo americano. [GB]

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