R.D. Congo: 50mila in fuga dal 'triangolo della morte'

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Mentre l'attenzione dei media internazionali si concentra sul disastro ferroviario avvenuto oggi nella Repubblica Democratica del Congo, nella provincia del Katanga a sud est del paese sono oltre 50.000 le persone sono in fuga dai villaggi della zona nota come "triangolo della morte" dove dal 12 novembre è in corso un'intensa offensiva dell'esercito congolese contro un gruppo di Mayi Mayi (partigiani congolesi utilizzati da Kinshasa negli anni del conflitto per affrontare i ribelli filoruandesi che controllavano la zona) agli ordini di tale comandante 'Gedeon'.

Secondo Medici senza frontiere (Msf) e altre fonti contattate dall'agenzia Misna sono già tra le 50.000 e le 60.000 le persone accampate a Dubie e nei suoi dintorni, ma il flusso sembra destinato a continuare. "Sono arrivati a pezzi e molti completamente nudi - ha detto monsignor Muteba alla Misna- con evidenti segni di traumi psicologici e denutrizione". Secondo il vescovo finora solo alcuni missionari francescani e il personale di Msf presente in città si sono attivati per tentare di assistere i profughi soprattutto fornendo loro del cibo, ma dato l'alto numero è necessario l'arrivo di aiuti maggiori.

"Siamo sempre più preoccupati per la mancanza di assistenza per questi gruppi che arrivano a Dubie senza nulla" - ha detto Severin Courtiol Eguiluz Blanco, capo missione di MSF a Lubumbashi. "Temiamo che ci siano dei problemi a Dubie poiché è un piccolo villaggio senza sufficienti risorse per affrontare questa emergenza. Ma questi sono quelli che possiamo raggiungere e aiutare, mentre nessuno conosce la situazione dei civili dietro la linea del fronte. Di conseguenza, l'accesso è assolutamente essenziale". L'offensiva governativa, che dovrebbe durare fino a metà dicembre, intende riprendere il controllo di un'area del Katanga di fatto controllata dai mayi mayi, che oltre a compiere continue vessazioni, avrebbero recentemente impedito i procedimenti elettorali in vista del referendum costituzionale del prossimo dicembre e delle elezioni del prossimo anno.

Intanto la Missione Onu (Monuc) denuncia che la R.D. Congo "non rispetta i propri obblighi sul trattamento dei detenuti" nelle carceri nazionali": il rapporto è stato stilato dopo una visita in 33 dei 52 penitenziari del Paese, dove dallo scorso aprile almeno 20 prigionieri sono morti per fame o malattie legate alla malnutrizione. "La popolazione carceraria totale non supera i 10.000 detenuti, una cifra che in una nazione di 60 milioni di abitanti costituisce un tasso piuttosto basso" - ha spiegato Fernando Castanon, capo della Divisione per i diritti umani della Monuc. Tuttavia, ha aggiunto, "il problema risiede nelle condizioni di accoglienza di queste persone. In diversi casi i prigionieri sono ospitati in altri luoghi diversi dalle carceri, come magazzini e fabbriche". In questi centri "sovraffollati e inadatti, numerosi decessi sono causati dalla malnutrizione, nonostante alcune misure d'urgenza raccomandate nel maggio scorso al presidente Joseph Kabila" ha concluso Castanon. Caso emblematico, la prigione centrale di Mbuji-Mayi, dove il cibo viene distribuito appena una volta a settimana. [GB]

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