Cecenia: nuove stragi di civili, rilasciato Arjan Erkel

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Le speranze di pacificazione restano minime in Cercenia: i separatisti proseguono le azioni di guerriglia contro le truppe russe e parallelamente riprendono le stragi di civili. Altre 18 persone hanno perso la vita negli ultimi due giorni e stamattina quattro agenti di polizia locali sono stati uccisi ed altri otto sono rimasti gravemente feriti in un attacco sferrato dai ribelli contro nel distretto meridionale di Shali. Ne da notizia Daniele Bertulu di Warnews, l'agenzia indipendente di corrispondenti dalle zone di conflitto.

L'articolista nota come nella stessa provincia, ieri, un'imboscata analoga abbia provocato cinque vittime e nove feriti gravi tra soldati russi. Altri nove militari, secondo quanto dichiarato all'agenzia AP da un ufficiale filogovernativo ceceno, sarebbero stati uccisi nel corso di violenze esplose in varie località della regione: tra di essi figurerebbe anche un alto rappresentante del Ministero dell'Interno locale, morto in uno scontro a fuoco presso la città di Nozhai-Yurt. Fonti dell'amministrazione cecena e del Cremlino riportano che, negli ultimi giorni di marzo e nella prima metà di aprile, avrebbero perso la vita altri 42 tra soldati e poliziotti, e 37 guerriglieri.

Human Rights Watch ha duramente condannato l'atteggiamento assunto dalla Russia nei confronti dell'esecuzione extra-giudiziale di nove civili e di chiunque avanzi critiche contro la situazione dei diritti umani nel Caucaso: "grazie anche alla scarsa opposizione dimostrata dai principali governi mondiali, il Cremlino si convincerà sempre di più che la Comunità Internazionale stia chiudendo gli occhi di fronte a queste atrocità" - si legge nella nota. "Per troppo tempo il mondo ha assecondato la teoria Russia secondo cui la situazione in Cecenia si è 'normalizzata', ma ora è necessario che ci si impegni affinchè Mosca intraprenda misure che facciano cessare gli abusi" - conclude il comunicato.

Una notizia positiva dal Caucaso settentrionale: dopo ben 20 mesi nelle mani di presunti ribelli, Arjan Erkel (il capomissione di Medici Senza Frontiere per il Daghestan) è stato finalmente rilasciato. Erkel, 34enne olandese, era stato sequestrato il 12 agosto del 2002 nei dintorni della capitale del Daghestan, Makhachkala, da parte di tre uomini armati e non identificati che lo avevano costretto a salire sulla loro automobile. Per circa sei mesi non sono state diffuse notizie sulla sorte di Arjan Erkel, facendo temere il peggio. Da allora è cominciato quello che l'ex-ostaggio stesso definisce "un incubo"; nonostante le sue attuali condizioni di salute appaiano complessivamente buone (Erkel racconta a diverse agenzie internazionali di aver ricevuto quotidianamente del cibo, e di non aver subito alcun maltrattamento fisico), sarebbe stato più volte minacciato di morte dai suoi rapitori. Restano comunque numerosi i misteri sulla vicenda, gran parte dei quali "sembrano destinati a restare insoluti" - secondo quanto dichiara un portavoce di MSF al Moscow Times. [GB]

Fonti: Warnews

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