Beati: invito a manifestare con i familiari dei rapiti

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L'Associazione Nazionale Beati i costruttori di pace lancia un appello alla partecipazione alla manifestazione che si svolgerà domani a Roma alle ore 17, rispondendo così all'appello delle famiglie degli ostaggi italiani. Don Bizzotto: "esprimiamo con il digiuno il diasagio e la richiesta di perdono per le vittime della guerra, coloriamo il 1° maggio coi colori della pace". Alcune persone disposte a prendere il posto dei rapiti.

Alla base dell'invito, le parole d'ordine proposte delle realtà aderenti al comitato nazionale "Fermiamo la guerra": tutti a Roma contro la guerra, per il ritiro immediato delle truppe, per la liberazione degli ostaggi, per la liberazione del popolo iracheno dagli assedi, dai bombardamenti, dagli orrori della guerra e dell'occupazione. Il popolo della pace non si ferma.

L'associazione pacifista in un documento del suo presidente don Albino Bizzotto avanza anche altre proposte operative, come "esprimere attraverso il digiuno il senso di disagio, la richiesta di perdono per le vittime della guerra, l'implorazione forte per la liberazione degli ostaggi e la fiducia nel Dio della vita", nonché quella di caratterizzare con i colori della pace la festa del 1° maggio: "tutte le persone - si legge - potrebbero mettersi un fiore all'occhiello per esprimere la loro volontà per il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq e per la liberazione degli ostaggi". Infine annuncia che alcune persone sarebbero disponibili a prendere il posto dei tre ostaggi italiani.

"Anche noi oggi - scrive ancora don Bizzotto - chiediamo ai politici e ai rappresentanti delle Istituzioni di avere il coraggio e la saggezza, anche se sotto ricatto, di schierarsi per la vita. Come si può difendere l'onore delle istituzioni se il prezzo è la morte delle persone? Tanto più che le richieste fatte dai sequestratori, il cosiddetto ricatto, vanno nella direzione invocata dall'opinione pubblica del mondo intero, prima, molto prima che questa maledetta guerra cominciasse. Perché con i soldi si è disposti a fare tutte le trattative sottobanco e invece si nega di trattare sui diritti?"

"Oggi - continua - è chiaro a tutti che questo crimine internazionale (così viene definita dall'Assemblea dell'ONU "l'aggressione da parte di uno Stato contro la sovranità, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica di un altro Stato") è fondato sulla menzogna, non solo nel dare il via alle operazioni di guerra, ma anche nel prosieguo dell'occupazione militare. Come si fa a imporre questo tipo di democrazia che nessuno vuole e nessuno riconosce? Siamo andati a fare una guerra per esportare la nostra democrazia e ora siamo disposti a continuare la guerra pur di imporla! In base a quale criterio e a quale legge internazionale gli Usa possono continuare a negare la sovranità nazionale e l'autodeterminazione degli iracheni a tempo indeterminato dopo il 30 giugno?"

Per i "Beati" gli ostaggi sequestrati sono la dimostrazione di una verità sconosciuta, ossia che, "senza alcun pudore per la salvaguardia anche armata degli interessi e delle imprese occidentali, non ci sono solo gli eserciti ufficiali: c'è pure un esercito di privati".

"I responsabili politici, se vogliono, - continua il testo - ignorino pure il ricatto dei sequestratori, ma almeno affrontino con concretezza la situazione, come ha fatto il Governo spagnolo, partendo dal ritiro dei soldati italiani".

Quanto alle richieste dei sequestratori al popolo italiano, don Bizzotto afferma che "ora la decisione sulla vita degli ostaggi è in qualche modo posta nelle nostre mani e questo non è corretto. La responsabilità rimane alle decisioni dei rapitori, come purtroppo è avvenuto con Fabrizio Quattrocchi, azione che va semplicemente condannata. Ma sapere che possiamo salvare queste vite con le nostre risposte ci dà uno scossone su tutti gli altri uccisi: undicimila tra gli iracheni e quasi mille tra gli occidentali. Per tutti costoro non abbiamo potuto far niente, ma portano la responsabilità dei nostri paesi. Ora siamo interpellati in prima persona".

"Anche noi crediamo - conclude Bizzotto riferendosi alle affermazioni dei familiari di Agliana, Cupertino e Stefio - che un gesto d'amore può salvare i nostri fratelli, nonostante non ne condividiamo le scelte. Quale politico italiano oggi sarebbe capace di sottoscrivere l'appello che Papa Paolo VI rivolse ai rapitori di Aldo Moro, trasponendo le Brigate Rosse alle Falangi Verdi dell'Iraq?: Io scrivo a voi, uomini delle Falangi Verdi dell'Iraq: restituite alla libertà, alle loro famiglie i tre ostaggi ⅀ e vi prego in ginocchio, liberateli".

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