Non dobbiamo essere sobri. Buona Liberazione!

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Foto: Unsplash.com

Questa volta, condivido pubblicamente il pensiero di molti: no, non dobbiamo essere sobri. Non ne abbiamo motivo.

La sobrietà non c’entra nulla con il 25 Aprile. La sobrietà la chiedi a chi organizza una festa di compleanno o un matrimonio. La puoi chiedere ad un miliardario pazzo che si crede imperatore e sperpera risorse. La puoi pretendere da un governo che investe in opere faraoniche e inutili, che svende il proprio Paese per compiacere un potente della Terra o che promette di spendere almeno 60miliardi di euro l’anno in armi. 

Utilizzare l’alibi della morte di papa Francesco per chiedere ai cittadini italiani sobrietà il 25 aprile, giorno della liberazione dal fascismo e dal nazismo, è pura e stupida strumentalizzazione. Non a caso, la chiede chi ancora ha nostalgia del fascismo sconfitto. Così, possono listare a lutto - vestire di nero -  un giorno che per i democratici è festa e per loro è, da 80 anni giorno, di tragedia. 

La festa di oggi la celebreremo come sempre. La celebreremo pacatamente e con fermezza, come è sempre stato. La celebreremo con canti, balli e parole resistenti. La useremo, anche. Sarà uno dei tanti giorni in cui cercheremo di spiegare agli indifferenti che ogni giorno deve essere un 25 aprile. Racconteremo come questo governo, guidato da una presidente del Consiglio che discende e non ha mai rinnegato le camicie nere, stia completando il lavoro di distruzione della Costituzione repubblicana, minando la libertà di protesta, il diritto di manifestare. 

L’elenco delle norme liberticide varate negli ultimi mesi e negli ultimi anni è lunghissimo e sempre più preoccupante. Su tutte spicca il Decreto Sicurezza. Trasformato in decreto, vista l’impossibilità di farne legge con un normale percorso parlamentare, è l’esempio peggiore di menzogna. In questa norma, la parola “sicurezza” non vuol dire mettere in campo azioni mirate a sconfiggere la macro o microcriminalità.  La legge si preoccupa solo di potenziare ruolo e prerogative delle forze di polizia, rendendole praticamente non punibili e non perseguibili. Costruisce poteri oscuri e pericolosi per i servizi segreti. Infine, cancella ogni possibilità di libera manifestazione di piazza, limitando ogni forma di dissenso. È, quindi, una legge che mette in sicurezza chi governa, non il cittadino.

È una legge simbolo, questa. È il segno del pericoloso “autoritarismo consensuale”, che si sta affermando ogni giorno di più, alimentato dall’indifferenza della maggioranza degli italiani. La democrazia viene minata - da anni, non solo da questo governo, sia chiaro - dal progressivo calo di elettori e di partecipazione democratica. Viene svuotata attaccando i diritti dei lavoratori, abbassando i salari e il potere di acquisto, privatizzando cinicamente e silenziosamente la sanità pubblica, distruggendo la scuola e il diritto allo studio, ridicolizzando lo stato sociale. La Costituzione viene stravolta governando attraverso decreti legge, trasformando i partiti in comitati elettorali, privando di strumenti efficaci e di risorse gli enti locali. Viene uccisa dalla costruzione sistematica dell’ignoranza. Può davvero essere democratico un Paese in cui il 63% dei cittadini ammette di non leggere nemmeno un libro all’anno?

Per questo oggi faremo festa. La faremo diventare simbolo vero della data di nascita di un’Italia democratica, giusta e antifascista. Un’Italia che la sobrietà la vive nelle scelte e nella coerenza costituzionale e che vuole difendere la democrazia riaccadendo nei propri cittadini la passione per i dibattiti, la cultura, la politica. Un paese che vuole riconquistare le strade, le piazze, la partecipazione. Il 25 Aprile non lo passeremo solo ricordando i partigiani e le partigiane morte per la nostra libertà. Lo passeremo a cantare, ballare, mangiare assieme e stare bene. Lo passeremo immaginando un futuro migliore.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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