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Le donne del sud-Kivu chiedono il rafforzamento della Monuc
Conflitti
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"L'Organizzazione delle Nazioni Unite deve studiare il modo di convertire il mandato della Monuc (la missione di osservazione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo) in quello di una forza di pace, conformemente all'accordo di Pretoria". E' quanto viene chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu dalla 'Rete delle donne per la difesa dei diritti e della pace' (Rfdp) con sede a Bukavu (Sud-Kivu, nell'est dell'ex-Zaire) in una lettera aperta indirizzata la scorsa settimana al Palazzo di vetro di New York e fatta pervenire anche alla MISNA. Le attiviste per la pace congolesi aggiungono nella nota altre preoccupazioni sui pericoli che continuano a minacciare la popolazione civile. "Ora che il mandato della Monuc è a due mesi dalla sua scadenza, la popolazione congolese e in particolare gli abitanti del Sud-Kivu s'interrogano sulla vera missione della Monuc nella Repubblica democratica del Congo considerata la sua scarsa attenzione e inattività nel proteggere i civili dimostrata anche durante i recenti scontri i miliziani del Rcd-Goma (Coalizione democratica congolese, formazione ribelle sostenuta dal Rwanda) e bande armate congolesi che hanno coinvolto anche la popolazione civile" . Le firmatarie della lettera aperta citano esempi circostanziati di passività e non intervento della Monuc. A Ngweshe - denuncia la rete delle donne del Sud-Kivu - nelle passate settimane sono stati condotti dei massacri, saccheggi e stupri di donne e ragazzine ma la Rcd-Goma, che di fatto controlla il territorio, ha permesso alla Monuc di recarsi sul posto ad indagare sull'accaduto soltanto sei giorni dopo e con forti limitazioni, rendendo molto difficile un bilancio certo delle morti e dei danni. Un'altra grande preoccupazione del Rfpd è la massiccia presenza di bande armate rwandesi - che le attiviste indicano essere di etnia hutu - notoriamente composte da ex soldati dell'esercito di Kigali e che il governo di Kinshasa, con gli accordi di Pretoria siglati il 3 luglio del 2002, si è impegnato a individuare e rimpatriare. Questi miliziani "spadroneggiano impuniti in tutti i nostri villaggi nel Sud-Kivu: a Kalehe, Kaniola, Izege, Bushwira (Kabare) e sulla pianura di Ruzizi" denunciano le donne di Bukavu nel loro documento. "La popolazione, le autorità del Rcd-Goma e la Monuc conoscono i nomi di questa gente e potrebbero individuarli. Ma nei fatti la Monuc continua a sostenere, contrariamente a quanto stabiliscono gli accordi di Pretoria, che il ritiro, il disarmo e il rimpatrio dei miliziani deve essere volontario". Infine, le firmatarie della lettera aperta invitano il Consiglio di Sicurezza dell'Onu a fare pressione sul governo rwandese che "contravvenendo ai patti siglati a Pretoria" continua a far entrare le sue truppe nel Kivu "per seminare morte e distruzione".