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Un sistema violento
Armi leggere
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Foto: Unsplash.com
Il paese non ne aveva bisogno. Quella dell’anno scorso era già stata una delle stagioni elettorali più miserabili e tumultuose a memoria moderna prima del tentativo di omicidio di ieri dell’ex presidente Donald Trump a Butler, in Pennsylvania, che ha provocato la morte di una persona del pubblico, due feriti e lo stesso candidato sanguinante.
Da molto tempo il clima politico statunitense è pericolosamente surriscaldato. Sembra che ora siamo di qualche grado più vicini al tracollo. Le ultime ventiquattro ore, i giorni e le settimane che seguiranno saranno pieni di speculazioni selvagge, cospirazioni e bugie. Bisogna stare molto attenti. Sappiamo poco dell’autore del reato, il ventenne Thomas Matthew Crooks, e quello che sappiamo non si presta alle facili conclusioni cui giungono voci irresponsabili. L’assassino in passato ha fatto una donazione politica, 15 dollari a un gruppo filo-democratico nel giorno dell’insediamento di Joe Biden prima di registrarsi come repubblicano otto mesi dopo. Secondo quanto riferito, indossava la maglietta di un popolare canale YouTube di appassionati di armi. L’Fbi dice di non aver stabilito quale sia il movente. Ma una cosa possiamo affermarla con certezza: la violenza politica è non porta a nulla di buono. È moralmente sbagliato uccidere le persone, punto, che qualcuno sia il tuo avversario politico, un vicino in lotta che alla fine ti ha spinto troppo oltre, un estraneo con una felpa con cappuccio che ti fa sentire insicuro o chiunque ti abbia in qualche modo offeso lungo il percorso della vita.
Se il proiettile di chi ha sparato non avesse mancato di un centimetro l’ex presidente, l’assassinio non avrebbe raggiunto il suo obiettivo. Ricorrere all’omicidio come soluzione, in politica o altrove, significa dichiarare la sconfitta: la sconfitta della ragione, della propria umanità, della società, della politica stessa. La violenza politica raramente risolve i problemi di cui intende di preoccuparsi. Ciò che inevitabilmente fa è creare un clima spaventoso di rabbia e recriminazione che si presta alla repressione del dissenso e che è facile preda degli opportunisti. I promotori della violenza politica si sono spesso ritenuti crociati che promuovevano una giusta causa; il più delle volte, hanno solo portato il disastro su se stessi e su ciò che affermavano di rappresentare. Nel peggiore dei casi, hanno innescato cicli di violenza che hanno visto centinaia, migliaia, persino milioni di persone perdere la vita inutilmente. Non esiste una spiegazione semplice per quanto accaduto sabato pomeriggio. Tuttavia non è “politicizzare” una tragedia mettere in discussione la logica e il senso delle leggi sulle armi, come ha fatto la Pennsylvania, dove richiedono che tu abbia ventuno anni prima di poter acquistare una pistola ma ti permettono liberamente di acquistare il tipo di fucile semiautomatico sparatutto che puoi usare da quando avevi appena diciotto anni. Chiedersi perché solo gli Stati uniti, tra i paesi ricchi e sviluppati, presentano questa portata e frequenza di violenza armata, e se ciò potrebbe avere qualcosa a che fare con la facile disponibilità di armi da fuoco che dilagano nel paese non significa strumentalizzare.
E non lo è sottolineare che la violenza è stata per troppo tempo la soluzione di riferimento per le istituzioni politiche statunitensi, che la violenza e la sua giustificazione pervadono le azioni e le parole anche delle voci politiche più tradizionali che riteniamo sensate, ragionevoli, lucide. Mentre state leggendo questo articolo, gli Stati uniti sono coinvolti in due guerre eccezionalmente sanguinose in due continenti, una delle quali viene ampiamente considerata un genocidio. Il presidente in carica che, secondo la sua stessa sintesi, sta conducendo quelle «guerre in tutto il mondo » è stato ampiamente elogiato dai media come un «maestro» della politica estera, proprio come lo stesso Trump è stato ampiamente elogiato dai suoi stessi avversari politici per aver inviato missili che volano verso qualche paese lontano...