Lav: Exa vetrina di violenza, grave presenza del Governo

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A Brescia chiude la 23ma edizione di EXA, la fiera di armi "leggere" che vede la presenza delle maggiori aziende a livello mondiale produttrici di armi "da caccia, da difesa e di piccolo calibro". Questa vetrina di violenza comprende aziende che destinano una parte rilevante della loro produzione alle armi da guerra, alle armi leggere, alle dotazioni antisommossa e ai sistemi di addestramento per i cosiddetti operatori della sicurezza. Le stesse armi che il Segretario generale dell'ONU, Kofhi Annan, ha definito "armi di distruzione di massa" e che causano oltre il 90% delle vittime civili nei conflitti armati.

"Riteniamo inaccettabile che proprio l'Italia, per quanto ha subito e sta subendo anche in termini di vittime militari e civili nella guerra in Iraq, rappresenti la capitale europea del mercato delle armi - dichiara Ennio Bonfanti, responsabile nazionale della LAV -; ad EXA non sono solo esposti i fucili da caccia, che solo in Italia sterminano annualmente 100milioni di animali e hanno provocato nell'ultima stagione venatoria 51 morti e 89 feriti umani, ma anche le armi "leggere" della guerra moderna, che aumentano il tasso di criminalità e le violazioni dei diritti umani". E' inaccettabile che l'Italia, in questo momento così cupo per la pace in tutto il mondo, ospiti le vetrine e le casse di chi fa della violenza e della morte di animali e umani il proprio business. Oltremodo grave è stata la partecipazione ufficiale del Governo alla fiera: prima con l'inaugurazione del Prefetto di Brescia, poi addirittura con uno stand del Ministero dell'Interno⅀".

"Il Governo avrebbe fatto meglio a non sostenere gli affaristi della morte ed a concentrare gli sforzi verso la pace e le relazioni diplomatiche per quanto riguarda la situazione internazionale - continua Ennio Bonfanti -. Sul fronte interno, chiediamo al Ministro Pisanu di intervenire urgentemente sull'attuale normativa sulle armi, troppo permissiva: periodicamente si registrano in Italia morti e feriti per liti familiari, omicidi, suicidi e incidenti domestici legati all'estrema diffusione delle armi, da caccia e non, con un costante stillicidio di vittime "della porta accanto".

Ad avviso della LAV va profondamente modificato il quadro normativo che, ad esempio, consente di possedere un numero "illimitato" di fucili da caccia, ivi comprese, quindi, anche le potenti e pericolose carabine con canna ad anima rigata (art. 37 legge n. 157/92). Nel 1986 era stato introdotto un limite di possesso di 6 armi per ogni cacciatore, poi abrogato dalla legge sulla caccia, perché ritenuto troppo limitativo per i cacciatori. A ciò deve aggiungersi che è consentita la detenzione sino a 3 pistole e 6 armi per uso sportivo (art. 10 legge n. 110/75) e che, previa denuncia di possesso, l'art. 97 del Regolamento di Pubblica Sicurezza consente ai titolari di licenza di caccia di detenere sino a 200 cartucce per pistola, 5 chili di polvere da sparo e sino ad un massimo complessivo di 1.500 cartucce a palla unica, a pallini o a pallettoni.

La pubblica e privata incolumità, inoltre, è messa a rischio anche a causa di norme specifiche sull'attività venatoria che privilegiano le esigenze dei cacciatori a scapito della sicurezza: è l'art. 842 del Codice Civile che ammette l'ingresso dei cacciatori armati nei terreni altrui senza il consenso del proprietario!

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