Iraq: la sindrome a ritorno da Nassiriya

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Il maresciallo Giovanni Pilloni, originario della Marmilla in provincia di Oristano, fa di professione l'elicotterista della Marina militare ed oltre all'Iraq è stato anche in Somalia, Kosovo e Macedonia. Il 18 dicembre dello scorso anno è tornato dopo sei mesi e 11 giorni di missione in Iraq e ora è ricoverato nel reparto di oncologia dell'ospedale di Bari e sta affrontando una serie di cicli molto pesanti di chemioterapia. A raccontare la sua storia al quotidiano "La Nuova Sardegna" è il padre che che vive nel piccolo centro della Marmilla. "Quel maledetto uranio! Mi ha parlato che è stato in mezzo a cimiteri di carri armati distrutti, vicino a esplosioni e ha camminato su tappeti di bossoli. Mi ha anche detto che, insieme ai commilitoni, ha raccolto quella roba" afferma il padre di Pilloni. "Oggi tutti dicono che i nostri soldati sono dei volontari e dei professionisti - continua Salvatore Pilloni sulla Nuova Sardegna - ma la verità è che questi giovani partono anche perché sono spinti dalla necessità".

Anche negli Usa grazie alle rivelazioni del New York Daily News si è scoperto che quattro soldati della Guardia Nazionale che hanno servito in Iraq come guardie ai convogli militari o di supervisione nelle carceri, sono stati contaminati dalle radiazioni "quasi sicuramente" causate dalle particelle di uranio contenute nelle granate sparate dall'esercito Usa. Nelle loro urine sono state trovate tracce di due diverse forme della sostanza velenosa. L'uranio impoverito, un prodotto di scarto del processo di arricchimento dell'uranio e viene inserito in alcuni tipi di proiettili per penetrare la corazza dei carri armati. A un mese dalla morte del Caporal maggiore Melis e cinque anni dopo il primo reportage, oggi sono 24 i morti per "sindrome dei Balcani" e oltre 200 i malati e secondo i parenti delle vittime i tumori al sistema emo-linfatico sono state causate dalle missioni militari fatte all'estero, e puntano il dito sull'uso delle armi all'uranio impoverito da parte della NATO. La commissione medica Mandelli ha escluso una correlazione tra uranio impoverito e tumori nei soldati. Secondo l'Osservatorio militare quella relazione è viziata da un errore di fondo che, se fatto in cattiva fede dal Ministero della Difesa, è da considerarsi un maldestro esempio di insabbiamento.

Per il comitato sardo "Gettiamo le basi", sulla vicenda dell'elicotterista si allunga lo spettro dell'uranio impoverito. La diagnosi fatta di un tumore a un testicolo - sostengono i componenti del comitato "Gettiamo le basi" -
è la stessa che nel 2000 ha colpito Fabio Capellano, militare di leva che non ha conosciuto i vari teatri di guerra, ma ha prestato servizio nei poligoni di Quirra e Capo Teulada". Queste rivelazioni non sono solo nella mente del comitato di pacifisti ma sono state riprese dalla trasmissione Report dal titolo "Morire di pace" andata in onda domenica 7 marzo dove si è presentato come la popolazione dell'area circostante il poligono di Salto di Quirra ha un'incidenza di tumori al sistema emo-linfatico di molto superiore alla media nazionale e si tratta delle stesse neoplasie che colpiscono i soldati di ritorno dalle missioni nei paesi della regione dei Balcani o come potrebbe essere dall'Iraq. Infatti la trasmissione di Report termina sottolineando che i comandi militari americani non hanno dichiarato dove hanno usato le armi all'uranio impoverito in Iraq e Afghanistan e quindi i nostri soldati sono ignari di dove siano stati sganciati i proiettili.

Altre fonti: La nuova Sardegna, Peacelink, Peacereporter, Report, Uranio Impoverito

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