Iraq: falsità USA sulla compravendita di uranio nigeriano

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Sulla campagna americana di intervento armato in Iraq si profilano ulteriori ombre. Il capo della Cia, George Tenent, è stato ascoltato per cinque ore da una commissione del senato che si occupa delle dichiarazioni false contenute nell'ultimo discorso del presidente Bush sullo stato dell'Unione. Tenet si è assunto la responsabilità per l'accaduto, ma ha dichiarato di essere venuto a conoscenza delle frasi incriminate solo dopo il discorso. Il 28 gennaio Bush aveva detto che "Saddam Hussein era entrato in possesso di significative quantità di uranio africano" accelerando così la campagna militare contro l'Iraq.

La conferma dell'inattendibilità dei documenti è giunta nel corso di un'intervista televisiva a Colin Powell e Condoleeza Rice, in seguito alla dichiarazione di venerdì 4 luglio del portavoce dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) Mohammed El Baradei che, di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, aveva dichiarato falsa la documentazione.

I falsi, di provenienza britannica, furono alla base del discorso sullo Stato dell'Unione tenuto da George W. Bush nel gennaio scorso, durante il quale, alla vigilia dell'attacco all'Iraq, dichiarò: "Il governo britannico ha appreso che Saddam Hussein recentemente ha cercato di acquistare quantità significative di uranio in Africa".

La Cia aveva già informato dell'inattendibilità delle fonti di Bush. Nel febbraio 2002, l'ex ambasciatore americano Joseph Wilson, venne incaricato proprio dalla Cia di indagare sui possibili rapporti tra Niger e Iraq riguardo la presunta compravendita dell'uranio. Wilson non trovò nulla, ma la Casa Bianca sembrò non considerare la relazione del delegato e nell'ottobre 2002 inviò un'informativa all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) che segnalava la compravendita. Lo stesso Wilson si sorprese quando in gennaio Bush la "rivelò" pubblicamente.

In una dichiarazione dell'ufficio del portavoce del Dipartimento di Stato americano, datata 14 marzo 2003, si legge: "Abbiamo disposto che i documenti in questione venissero inviati all'AIEA per ottenere una loro analisi e interpretazione". Tuttavia la dichiarazione non sembra soddisfare i detrattori del presidente. Il partito democratico ha infatti richiesto una commissione d'inchiesta.

Resta dubbio il ruolo dell'Italia nell'intera faccenda. Sul cominciare della prima guerra del Golfo, un informatore dei Servizi Segreti Militari Italiani (SISMI) aveva denunciato la ricerca da parte degli iracheni di un poligono di tiro in Mauritania sufficientemente vasto da pemettere di testare missili a lunga gittata. In quell'occasione cominciò a diffondersi la voce che Saddam stesse cercando di acquisire uranio dal Niger.

E sempre sul caso Iraq, forte è la denuncia di Legambiente che accusa la missione italiana in Iraq che secondo il decreto 4154 è finanziata coi soldi destinati alle popolazioni colpite da calamità naturali.

Certa invece la presenza in tutto il territorio iracheno di uranio impoverito diffuso con il lancio di proiettili americani: a rivelarne presenza e rischi è un dell'United nations enviroment programme.

Fonti: Megachip, Washington Post, The Guardian, Lebambiente;

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