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Wto: polemiche sulla lettera dell'Ue
Responsabilità sociale d'impresa
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Nel tentativo di riavviare i negoziati in sede dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), il Commissario Europeo al Commercio Pascal Lamy e quello all'Agricoltura Franz Fischler hanno spedito una lettera a tutti i ministri del commercio dei paesi membri del Wto a pochi giorni dal vertice dell'OCSE. Nella lettera vengono riproposte posizioni già note tra cui la disponibilità di massima a eliminare i sussidi all'export in agricoltura, ma senza fissare alcuna data certa, il trattamento separato dei Temi di Singapore (come già dichiarato molte volte in precedenza), e nuova dichiarazione sulla possibilità per il gruppo dei G90 di venire considerati come i paesi meno sviluppati in termini di trattamento speciale e differenziato. Secondo l'Osservatorio "Trade Watch" la lettera serve unicamente a mettere pressione sui paesi in via di sviluppo in vista del decisivo appuntamento dell'OCSE previsto a Parigi per questo fine settimana, e conferma il solito trade-off: se volete qualche passo in avanti in agricoltura, apriteci il vostro mercato dei prodotti industriali e quello dei servizi.
Diversi paesi europei hanno manifestato perplessità se non addirittura rabbia in merito alla lettera di Lamy e Fischler dove veniva tra l'altro annunciato che l'UE era "pronta a negoziare sui sussidi all'export". Non solo la Francia, il paese che riceve i maggiori sostegni dall'UE alla propria agricoltura, ma anche l'Irlanda (presidente di turno dell'UE, e che ha quindi dovuto prendere una posizione più morbida), il Belgio e l'Ungheria hanno sostenuto che la Commissione non ha il mandato dai paesi membri per negoziare un calendario per l'eliminazione dei sussidi all'export in agricoltura. Anche da parte delle organizzaizoni della società civile che seguono i negoziati Wto non sono però mancate le critiche a questa lettera, essenzialmente perché vista come un esercizio di stile e di pubbliche relazioni da parte della Commissione Europea, che dietro l'annuncio di "passi in avanti radicali" in realtà riprende cose già date per acquisite da mesi e non sposta di un milimetro la posizione negoziale europea.
Intanto secondo un rapporto riportato sul sito della Hong Kong Coalition of Service Industries (CSI), una lobby delle maggiori imprese di servizi, emerge in maniera lampante come i governi ed il segretariato del Wto incoraggino gli imprenditori ad aumentare le pressioni per un liberalizzazione dei servizi. Tra i passaggi particolarmente espliciti è dato dalle frasi pronunciate dall'ambasciatore Cileno Jara, presidente del Gruppo di lavoro sul Commercio dei servizi al Wto che ha dichiarato che "è urgente che il CSI contatti il settore privato dei paesi che non hanno ancora fatto offerte per la liberalizzazione dei servizi e che la priorità è avere più offerte sul tavolo". Ancora più esplicite le dichiarazioni nel corso della cena ufficiale, quando i diversi rappresentanti del Wto hanno dichiarato a turno che si aspettavano "un contributo della CSI per mostrare un forte sostegno all'Agenda di Doha", che il "settore privato deve esprimersi sulla necessità di fare e migliorare la qualità delle offerte" e "rinforzare la voce del settore privato". [AT]
Fonte: Osservatorio Trade Watch