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Usa: McDonald's paga ma la class action è a rischio
Responsabilità sociale d'impresa
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McDonald's pagherà 8,5 mln $ per chiudere due cause sull'olio insalubre e dovrà informare i consumatori sul mancato rispetto delle promesse fatte nel settembre 2002 quando annunciò che avrebbe ridotto entro il febbraio successivo la quantità di grassi trans e grassi saturi che causano un aumento del livello di colesterolo. Nell'ottobre 2003 furono presentate due denunce, che accusavano McDonald's di non aver adeguatamente informato i consumatori sul mancato passaggio ad un olio più sano, accusa contestata dalla compagnia. Per evitare quindi il processo McDonald's ha trovato un'accordo che prevede il pagamento di 1,5 milioni di dollari per pubblicizzare il mancato rispetto dell'impegno pubblicizzato e informare sullo stato delle sue iniziative per la riduzione dei grassi trans. A questo si aggiungono i 7 milioni di dollari da versare all'American Hearth Association, che potrà utilizzarli solo per attività informative ed educative sui rischi dei grassi trans e per incoraggiare la sostituzione dell'olio parzialmente idrogenato da parte dell'industria alimentare.
La denuncia è stata presentata dal fondatore e presidente di un'associazione californiana per la messa al bando degli olii parzialmente idrogenati e da una consumatrice, Katherine Fette, che hanno promosso una 'class action', la cosidetta causa collettiva che gruppi di privati cittadini o investitori possono intentare contro le grandi societa' industriali e finanziarie. Questo strumento, diventato da ormai quarant'anni una costante del sistema giudiziario americano, richia di essere riformato grazie all'impegno dell'amministrazione Bush. Il Senato, dopo sei anni di tentativi e un faticato compromesso con un gruppo di democratici, ha approvato la nuova legge. D'ora in poi la maggior parte delle azioni legali del genere dovranno essere sottoposte ai tribunali federali invece che a quelli statali. Ai tribunali federali, andranno le cause per piu' di cinque milioni di dollari e quelle in cui almeno un terzo dei firmatari vivono al di fuori di uno stato. Il sistema di pagamento degli avvocati, poi, subira' alcune restrizioni.
In realta' almeno secondo le previsioni dei conservatori e del mondo industriale, gli effetti delle nuove norme potrebbero essere piu' profondi di quanto il testo non lasci supporre. "La ragione per cui questa legge aveva un'alta priorita' per l'amministrazione e la leadership repubblicana in congresso e' che le class action hanno minori probabilita' di andare avanti in una corte federale'', ha spiegato Richard Durbin, un senatore democratico che ha votato contro il provvedimento. In realta', il gioco e' complesso". "L'idea del mondo economico che i tribunali federali respingeranno gran parte delle cause senza considerare che i danneggiati non hanno piu' nessun altro a cui rivolgersi potrebbe rivelarsi sbagliata'', ha spiegato Samuel Issacharoff, un esperto della Columbia Law School. "Gli avvocati piu' agguerriti sapranno bene come aggirare l'ostacolo, magari dividendo una causa grossa in tante piccole cause locali'', hanno previsto a loro volta altri esperti legali.
Comunque sia, il primo colpo di piccone e' stato dato con 72 voti contro 26 e il consenso di 18 democratici. Adesso, il provvedimento passera' alla camera, dove dovrebbe secondo gli accordi essere approvato senza modifiche. Alla fine del mese, il testo arrivera' sulla scrivania di George Bush, che ha gia' espresso la sua soddisfazione. "Il paese dipende da un sistema legale giusto che protegga la gente che e' stata danneggiata senza incoraggiare cause frivole che diminuiscono la fiducia nelle corti e danneggiano l'economia'', ha spiegato il presidente. "I consumatori che sono vittime di frodi , che soffrono per l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, o sono discriminati sul lavoro hanno gia' poche strate per farsi sentire. Adsesso il senato ha chiuso loro la possibilita' di ricorrere alle proprie leggi nel proprio stato'', gli ha risposto a ruotaSally Greenberg, consigliere anziana dell'Unione dei Consumatori. [AT]
Altre fonti: Responsabilità sociale delle imprese News, McSpotlight