La Commissione UE freni il potere delle Lobby multinazionali

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Il Corporate Europe Observatory ha scritto una lettera rivolta ai commissari della Commissione Europea e al presidente José Manuel Barosso.

Amsterdam, 25 ottobre 2004

I gruppi firmatari, appartenenti alla "società civile" di vari paesi europei, Vi chiedono di agire immediatamente per porre un freno all'eccessiva influenza dei gruppi di pressione delle grandi aziende nei confronti delle politiche dell' Unione Europea. Oltre 15 mila "lobbisti" lavorano a tempo pieno a Bruxelles, in gran maggioranza rappresentano interessi privati imprenditoriali. Questi gruppi di pressione ottengono continuamente successi nel rinviare o bloccare ogni progresso verso la protezione sociale e ambientale nell'ambito dell'U.E.
La Commissione Europea deve agire immediatamente per evitare che l'Europa scivoli verso i livelli di controllo delle multinazionali, sulle politiche pubbliche, esistenti negli Stati Uniti.
Accogliamo con favore la decisione di introdurre un "Codice di Condotta per i Commissari" (comprendente un dichiarazione sugli interessi finanziari) e l'impegno del commissario Neelie Kroes di non accettare posizioni dirigenziali nel business privato al termine del suo mandato di Commissario alla Concorrenza. Consideriamo questi come passi nella giusta direzione ma ancora insufficienti. Tutti i Commissari Europei e i membri ufficiali della Commissione dovrebbero essere obbligati ad accettare un sostanziale e ben definito periodo di "astensione", dal ricoprire posizioni dirigenziali in aziende private. Queste misure sono necessarie per prevenire casi di conflitto di interessi come quello del commissario al commercio Brittan che meno di un anno dopo aver lasciato la Commissione Europea divenne non solo consulente sui temi WTO per lo studio legale Herbert Smith, ma anche vice presidente della banca per gli investimenti USB Warlburg e consigliere d'amministrazione della Unilever. Subito dopo accettò la presidenza del Comitato per i Servizi Finanziari Londinesi LOTIS (IFSL), una lobby rappresentante degli interessi finanziari inglesi. Questi casi non aiutano a migliorare l'immagine della Commissione Europea.
Migliaia di lobbisti, supportati da un esercito di consulenti, giocano un potente e sempre maggior ruolo antidemocratico nei processi politici dell'Unione Europea. Come primo passo per risolvere questi problemi l'Europa necessita di regolamenti etici più stringenti e trasparenti. Da tempo le risposte della Commissione sono profondamente inadeguate; limitate ai codici di condotta, estremamente laschi e completamente volontari, sviluppati dalla Società Europea per gli addetti agli Affari Pubblici (SEAP).
Uno tra gli esempi che meglio testimoniano la necessità di migliorare e rinforzare le regole di etica e trasparenza è il caso del Broming Science and Environmental Forum (BSEF), una lobby che si oppone alla regolamentazione dei rischi alla salute e all'ambiente dovuti alle conseguenze tossiche dei composti a base di bromo.
Sono stati necessari considerevoli sforzi di ricerca per scoprire che il BSEF - soggetto molto attivo nei processi decisionali dell' Unione Europea riguardanti le sostanze anti-incendio basate sul bromo - non è altro che un gruppo di pressione industriale che ha sede negli uffici di Bruxelles di una multinazionale, e che opera per conto dell'industria chimica.
Senza una radicale revisione degli obblighi di registrazione e trasparenza per i lobbisti che influenzano le istituzioni europee, sarà vano ogni tentativo di limitare l'influenza delle multinazionali sulle politiche dell'Unione Europea.
L'Unione Europea dovrebbe imparare dalle legislazioni USA e Canadesi in materia di obblighi per le lobby e imporre alle organizzazioni e aziende, che interagiscono con le istituzioni del U.E. (con un budget consistente), la redazione di rapporti periodici che dettaglino i propri obbiettivi di lobbing, per quali clienti e con quali fondi. Questi rapporti dovrebbero essere pubblici ed accessibili a tutti tramite un data-base consultabile via internet.
Chiediamo inoltre che la nuova Commissione Europea operi una chiara rottura con le pratiche antidemocratiche dei suoi predecessori, ad esempio l'"incestuosa" relazione con il TABD (Dialogo d'Affari Trans-Atlantico), co-fondato dal Commissario Leon Brittan. Il TABD rappresenta un primo esempio di un'inappropriata influenza sulle politiche di regolamentazione e commercio dell'UE che la precedente Commissione Europea aveva garantito alle grandi aziende multinazionali.
Vi ricordiamo che la Commissione Prodi nel 2003 prese la profondamente anti-democratica decisione di accelerare la richiesta del TABD di introdurre una "Struttura di distribuzione" e istituire un "Gruppo di Collegamento Orizzontale" di Commissari di alto livello al servizio del TABD. Domande su questo argomento sono state poste al nuovo commissario al comemrcio, Peter Mandelson durante la sua audizione del 4 ottobre al Parlamento Europeo, ma il Commissario designato ha evitato di rispondere.
Il Forum Europeo dei Servizi (ESF) è un altro esempio di un gruppo d'aziende private che da tempo gode di privilegi straordinari da parte della Commissione Europea.
Le politiche dell'Unione Europea dovrebbero essere al servizio del pubblico interesse e non strettamente legate alle agende commerciali delle grandi aziende, vi esortiamo a privare questi gruppi di affari dei loro inappropriati privilegi.

Rimaniamo in attesa di una vostra risposta a queste proposte, che crediamo essere di grande importanza per migliorare la credibilità democratica della Commissione Europea.

In fede,

i firmatari:

Corporate Europe Observatory (CEO)
Transnational Institute (TNI)
Spinwatch
Rete di Lilliput

Fonte: Corporate Europe Observatory

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