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Italia: in piazza per rinnovare il 'no' al nucleare
Responsabilità sociale d'impresa
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Oggi, giovedì 8 novembre, in occasione del ventesimo anniversario del referendum che mise fuori legge il nucleare in Italia la campagna 'Stacca la spina' promuove in piazza Montecitorio dalle 9.30 un sit-in "per dire no agli investimenti dell'Enel nel nucleare in Bulgaria e Slovacchia". "Investimenti pericolosi, che ammontano a circa nove miliardi di euro, e che sono destinati alla costruzione di impianti nucleari basati su una tecnologia sovietica, a forte rischio per la popolazione e per l'ambiente" - sottolinea la Campagna che chiede al Governo - che possiede il 30% dell'Enel - e all'Enel stessa di convertire gli investimenti dal nucleare alle ricerca e allo sfruttamento delle energie rinnovabili.
"Con questa iniziativa vogliamo ricordare ai parlamentari la lungimirante scelta fatta dal popolo italiano contro il nucleare" - ha dichiarato Carlo Dojmi di Delupis, della CRBM e responsabile della campagna 'Stacca la Spina'. Oggi Enel è ritornata ad investire miliardi di euro nell'energia nucleare, senza ascoltare le voci della società civile che giustamente denuncia i limiti e i pericoli di una simile politica. La questione energetica non si risolve costruendo centrali nucleari su terreni sismici, occorre puntare sulle energie sostenibili, rispettando la volontà e le decisioni che partono dal basso, dai comuni cittadini" - conclude Dojmi.
Intanto, in occasione dell'anniversario del referendum sul nucleare e in risposta a chi chiede di reintrodurre l'energia nucleare in Italia, Legambiente ha presentato ieri a Roma un dossier in cui analizza tutti "i problemi irrisolti del nucleare a vent'anni dal referendum". "Produrre energia nucleare è antieconomico" - afferma Legambiente - ma in Italia si continua a spacciare l'atomo come una tra le fonti meno care". Il costo di un kWh di elettricità da nucleare "deve necessariamente comprendere anche la chiusura del ciclo del combustibile, lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento delle centrali per essere considerato reale e competere sul mercato" - afferma Legambiente.
Il dossier traccia in primo luogo la mappa del nucleare civile nel mondo: leader per numero di centrali sul proprio territorio sono gli Stati Uniti con 104 impianti in funzione, seguiti dalla Francia con 59 (che copre così il 78% del fabbisogno elettrico nazionale) e dal Giappone con 55. In Europa, dove sono attivi 197 reattori, alle spalle della Francia, c'è la Russia con 31 centrali, quindi l'Inghilterra con 19, la Germania con 17 e l'Ucraina con 15.
"Un problema tutt'altro che secondario è quello legato all'ingresso nell'Unione degli Stati dell'Est Europa" - afferma Legambiente. "Oggi più che in passato nel mondo occorre garantire nuovi e più elevati standard di sicurezza. Nei nuovi membri UE il controllo sulle centrali e la chiusura di quelle più vecchie richiede un forte impegno soprattutto finanziario. Sebbene negli ultimi anni siano stati ridefiniti anche regolamenti e direttive sulla tempestiva notifica in caso di incidente e sulla gestione dell'emergenza, dobbiamo registrare forti ritardi nella dismissione di alcuni impianti, se non addirittura il prolungamento dell'attività di reattori che non dovrebbero più funzionare" - denuncia Legambiente citando il caso della centrale di Ignalina in Lituania, di quella di Bohunice in Slovacchia o di quella di Temelin nella Repubblica Ceca, dove negli scorsi anni si è verificata una serie di piccoli incidenti che hanno messo in allarme la vicina Austria.
La storia del nucleare, sia civile che militare, è costellata da una lunga lista di incidenti che Legambiente ha provato a mettere in ordine (si tratta solo degli episodi conosciuti): tra i più gravi vanno ricordati quello di Sellafield in Inghilterra nel 1957, quello di Three Mile Island nel 1979 negli USA, la catastrofe di Cernobyl, Tokaimura in Giappone nel 1999 e Mihama nel 2004, sempre in Giappone."Alla sicurezza degli impianti va aggiunto il rischio del terrorismo internazionale, visto che il plutonio derivante dal funzionamento delle centrali è una fondamentale materia prima per chi intende costruire armi atomiche - ha spiegato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente.
E resta invariato il problema dello smaltimento definitivo delle scorie che a oggi non è stato risolto da nessun Paese al mondo. Neppure l'Italia, con la sua modesta quantità di scorie, ha saputo risolvere il problema, vista la pessima proposta di localizzarli a Scanzano Ionico nel 2003. Eppure è necessario trovare un sito definitivo per le scorie a media e bassa attività nel nostro Paese, mentre per quelle più radioattive (che sono in quantità minore) si dovrà trovare una sistemazione finale in un deposito all'estero dove sono ancora in attività centrali nucleari, come previsto dalla Convenzione AIEA ratificata dall'Italia nel gennaio del 2006. C'è infine il 'decommissioning', ossia lo smantellamento delle centrali una volta spente. Si tratta di un processo delicato e molto oneroso che comporta rischi altissimi per la sicurezza data la radioattività delle componenti del reattore e di cui non esiste un protocollo unico a livello mondiale.
Legambiente invita a partecipare sabato 10 novembre, a venti anni dal referendum che ha bandito l'energia nucleare in Italia, alle 16 a Roma in Piazza Farnese ad una manifestazione per ribadire le ragioni del No all'atomo in favore di rinnovabili e efficienza energetica e a manifestare anche davanti al WEC (World Energy Council) lunedì 12 alle 9,30 presso la Fiera di Roma per scongiurare l'aumento della produzione di energia da petrolio, carbone e nucleare. [GB]