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Italia: Via senza soldi, opere senza democrazia
Responsabilità sociale d'impresa
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La Commissione 'Via' (Valutazione impatto ambientale) è rimasta senza soldi e dunque ha interrotto l'analisi dei progetti delle grandi opere e quindi da gennaio rimangono fermi 20 miliardi di euro di lavori. Tra le opere da tempo in attesa di Via e attualmente bloccate ci sono diversi nuovi metanodotti di Snam Rete Gas, la conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, la terza corsia dell'autostrada Adriatica nel tratto marchigiano. Il ministero dell'Economia infatti, deputato a riscuotere lo 0,5 per mille di qualsiasi opera messa in cantiere per un valore superiore ai 5 milioni di euro che presenti istanza di compatibilità ambientale, ha interrotto il flusso di fondi destinati al ministero dell'Ambiente per le attività della commissione di esperti.
"Ma quale sindrome Nimby? Se l'Italia dei cantieri è paralizzata non è certo colpa dei cittadini che rifiutano la realizzazione delle opere sui loro territori. Ma del governo che non ha più un euro, nemmeno quei pochi per effettuare la valutazione di impatto ambientale". Così Francesco Ferrante, direttore generale Legambiente, commenta la notizia della paralisi dei lavori delle grandi opere. "La sindrome Nimby - rilancia Ferrante - diventa anzi per le istituzioni nazionali la scusa migliore per giustificare o nascondere ora le lentezze ora le casse desolatamente vuote. Hai voglia a fare spot sulle grandi opere pubbliche: è solo pubblicità. Ma di soldi non ce ne sono".
Sabato scorso si è tenuta a Venezia l'Assemblea contro le Grandi Opere che ha messo in discussione il carattere 'salvifico' di questi "progetti spesso obsoleti, da tempo nei cassetti o con ostinazione sostenuti da potenti lobby economico-imprenditoriali, solitamente con forti intrecci - ed in maniera purtroppo trasversale - con la politica istituzionale; prevedono costi elevatissimi, destinati a crescere in corso d'opera e, contrariamente alla declamata retorica del 'project financing', quasi per intero a carico della finanza pubblica, sostenibili solo sottraendo risorse cospicue a investimenti di grande utilità sociale; comportano impatti ambientali pesantissimi, devastanti per i territori attraversati e, spesso, anche nocivi per la salute delle popolazioni interessate". Le resistenze territoriali sono cresciute: dalla Tav in Val di Susa al Ponte sullo Stretto di Messina, fino a Venezia contro il Mo.S.E. che vuole mangiarsi la Laguna. Dopo le iniziative al Magistrato alle Acque e alle Bocche di porto e le oltre dodicimila firme raccolte a Venezia per il blocco dei cantieri, il Consiglio comunale voterà presto un documento per le possibili alternative alle dighe mobili.
"Alla logica delle Grandi Opere si contrappone dovunque non certo una chiusura localistica, ma la difesa del territorio come prezioso bene comune, di tutti e non solo delle comunità che vi risiedono" scrivono gli organizzatori dell'assemblea che precisano come "in tutte queste lotte è decisivo il riemergere del valore della dimensione comunitaria e municipale, come spazio praticabile per l'invenzione di nuove forme di democrazia e di autogoverno, anche qui senza alcun 'localismo', ma nella continua ricerca di una relazione aperta con l'altro". Tra le richieste della rete di realtà locali riunite in assemblea c'è l'immediata moratoria delle Grandi Opere e la messa in discussione e verifica di tutte le alternative con l'abrogazione della 'legge obiettivo' di Lunardi per arrivare a una revisione del piano nazionale delle grandi opere pubbliche e delle infrastrutture e dei trsporti.
E mentre il segretario dei Ds Piero Fassino dice che la Tav Torino-Lione si fara', in Val di Susa si apre il Forum internazionale "Il Grande cortile" che vede convocati oltre ai rappresentanti dei movimenti locali e degli amministratori anche economisti, storici, esperti di trasporti per provare a dare prospettive diverse su alcuni temi.
"Il primo tra questi temi - scrive Antonio Ferrentino, Presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa - è come questo paese deve darsi nuove regole su come si partecipa alla cosa pubblica, una democrazia partecipata: problema che qui trova un riscontro forte, perché i consigli comunali della valle hanno ritenuto che una quota del processo decisionale dovesse essere assegnato ai cittadini e ai comitati nelle varie assemblee". " Non condividiamo assolutamente l'idea che il nostro paese diventi una enorme "piattaforma logistica", solcata e attraversata da infrastrutture per portare velocemente merci da una parte all'altra d'Europa" precisa Ferrentino che puntualizza l'obiettivo ambizioso del Forum: " trovare insieme delle prospettive per tutti". [AT]
Altre fonti: Associazione Rete Nuovo Municipio