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Italia: Nigrizia a ruota di Firestone e Ferrari
Responsabilità sociale d'impresa
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Non è piaciuta nè alla Firestone nè alla Ferrari la denuncia della rivista comboniana Nigrizia sulle condizioni ambientali e lavorative nella piantagione di caucciù in Liberia dove la multinazionale nippo-americana, concessionaria di una tra le maggiori coltivazioni di caucciù del mondo, sfrutta in modo "scandaloso" gli operai ed finquina in modo "allarmante". Riprendendo il Rapporto della ong africana "Save My Future Foundation" (Samfu), la rivista missionaraia nell'editoriale del mese di giugno aveva posto precise domande alla Firestone e alla Ferrari, che usa gomme della Firestone/Bridgestone.
"Ad Harbel City, in Liberia, la Bridgestone/Firestone la multinazionale nippo-americana sfrutta ventimila dipendenti nella più grande piantagione di caucciù del gruppo. Dipendenti che vanno al lavoro alle 4 e smettono alle 16, per 1,5 dollari al giorno. Operai costretti a utilizzare sostanze chimiche senza alcuna protezione sanitaria" - denuciava l'editoriale sostenendo le affermazioni con un dossier nel medesimo numero della rivista. E continuava: "Firestone inquina, con enormi scarichi, il fiume Farmington, senza che alcuna autorità possa o voglia alzare il dito per denunciare il fatto. Una multinazionale che succhia tonnellate di caucciù, senza produrre in loco alcun oggetto di gomma: la trasformazione e la lavorazione avvengono, infatti, interamente all'estero".
Per approfondire:
Tutti i documenti di Nigrizia
Alle domande del mensile dei missionari comboniani, uno dei più attivi istituti missionari in Africa, la multinazionale nippo-americana ha risposto affermando che le denunce sarebbero "prive di fondamento". "La Bridgestone/Firestone sostiene di pagare i suoi dipendenti della piantagione di caucciù liberiana secondo contratti liberamente negoziati e di rispettare le norme per la tutela ambientale" - riporta il sito online di Nigrizia. Anche la Ferrari ha rispostocon un comunicato lapidario nel quel sostiene che "le condizioni di lavoro dei dipendenti della Bridgestone/Firestone siano all'altezza dei prodotti utilizzati dalla nostra azienda" e dice addirittura di essere "orgogliosa della partnership con la Bridgestone".
"Dunque, siamo di fronte a due verità contrapposte" - commenta Nigrizia che riferisce di inquinamento ambientale e di sfruttamento della manodopera in termini di orario, salario e condizioni di lavoro (i sindacati che hanno firmato i contratti di lavoro in Liberia sono controllati dalla multinazionale). La rivista missionaria documenta ulteriormente le proprie affermazioni e segnala anche la recente pubblicazione di un rapporto dell'associazione Save My Future: "Firestone: il marchio della schiavitù- che conferma i problemi ambientali, lavorativi e sindacali.
Nigrizia chiede ai dirigenti della multinazionale di costituire una commissione d'inchiesta indipendente che accerti i fatti. "Per parte nostra, facciamo già due nomi: Alfred Brownell, presidente dell'associazione liberiana Green Advocates (Avvocati Verdi), e James Makor, direttore esecutivo dell'associazione ambientalista "Save My Future". E chiede alla Ferrari di partecipare al prossimo convegno "a porte chiuse" sulla responsabilità sociale d'impresa che la casa di Maranello ha in programmaper il prossimo 14 luglio a Maranello. Insomma, Nigrizia a ruota di Firestone e Ferrari. [GB]