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Internet: Telecom Italia nella repressione di informazione a Cuba
Responsabilità sociale d'impresa
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Telecom Italia controlla il 29,3% del capitale di ETECSA, l'unico provider internet di Cuba. Lo si apprende da un comunicato di Reporters sans frontières che chiede un urgente incontro con Marco Tronchetti Provera, presidente del Consiglio di amministrazione di Telecom Italia.
Per controllare il flusso di informazioni dei dissidenti, il 10 gennaio scorso il governo di Cuba ha varato una legge che permette l'accesso a Internet solo a chi è espressamente autorizzato ed in grado di pagare il collegamento in dollari americani. La legge ha fatto di Etecsa l'unico provider legale a Cuba con un "ruolo di censore del Net" - nota l'organizzazione internazionale per il diritto all'informazione.
In una lettera inviata oggi a Marco Tronchetti Provera, Reporters sans frontières chiede un incontro con il presidente di Telecom Italia per "attirare l'attenzione sulle implicazioni della partecipazione finanziaria dell'azienda da Lei condotta nel capitale di Etecsa, l'operatore cubano delle telecomunicazioni". "Desideriamo avere un incontro con Lei - si legge nella lettera - per affrontare insieme i problemi che derivano dall'investimento di Telecom Italia nelle telecomunicazioni cubane".
Il decreto governativo dello scorso gennaio ha ordinato a Etecsa di "utilizzare tutti i mezzi tecnici necessari per rilevare e impedire l'accesso a Internet degli utenti non autorizzati". Con questa misura le autorità cubane esigono anche da Telecom Italia, in quanto partner di Etecsa, di sorvegliare la Rete e aiutare la polizia a identificare gli internauti cubani che hanno osato aggirare il divieto ufficiale di accesso a Internet. "Di conseguenza - continua il comunicato - l'operatore delle telecomunicazioni diventa a tutti gli effetti parte attiva del sistema di repressione del Net. L'applicazione di questo decreto inoltre lascia presagire una nuova ondata di arresti, che potrebbe avere questa volta per obiettivo gli internauti cubani 'pirati' ".
Nel corso dell'ondata repressiva del regime castrista nel marzo 2003, sono stati fatti prigionieri 27 giornalisti indipendenti con l'accusa di "utilizzo controrivoluzionario della Rete". Tra questi il poeta e giornalista Raùl Rivero - insignito del premio Unesco 2004 per la libertà di stampa - il cui atto di accusa menziona esplicitamente la sua collaborazione con un sito Internet che aveva per obiettivo "il rovesciamento della rivoluzione cubana". La gran parte delle condanne inflitte ai 27 giornalisti prigionieri è in relazione alla loro attività su internet: diffusione di articoli per pubblicazioni online all'estero o semplice consultazione di siti proibiti dal governo castrista.
Attualmente per la gran parte dei Cubani l'accesso a Internet è proibito. Possono accedere a Internet solo le persone che hanno ottenuto una specifica autorizzazione da parte delle autorità del paese ed è illegale anche il semplice possesso di materiale informatico. L'interdizione di accesso alla Rete è particolarmente severa in tutta l'isola: gli stessi cybercaffè sono riservati unicamente ai turisti e vengono sottoposti a controlli rigidissimi. Nei mesi scorsi anche Amnesty International ha denunciato le misure repressive e di controllo di Internet a Cuba. [GB]