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Giornata Aids: nel mondo solo un malato su tre ha accesso alle cure
Responsabilità sociale d'impresa
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Nonostante un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, in preparazione della Giornata mondiale della lotta all'Aids, dall'agenzia Onu, Unaids abbia corretto le stime precedenti portando da quasi 40 milioni a 33 milioni il numero di persone affette dal virus dell'Aids, con oltre 6.800 nuove infezioni e oltre 5.700 morti al giorno l'Aids rimane una delle maggiori pandemie a livello mondiale. L'Africa Sub-Sahariana rimane la regione più colpita, con più dei due terzi (68%) delle persone sieropositive a livello globale e più dei tre quarti (76%) di tutte le morti da AIDS nel 2007. Inoltre, a differenza di altre regioni, in Africa Sub-Sahariana degli oltre 22 milioni di persone sieropositive la maggioranza sono donne (61%).
"Ma attualmente solo un paziente su tre ha accesso alle cure" - denuncia ActionAid che ha pubblicato un rapporto (qui in .pdf) nel quale chiede alla comunità internazionale e all'Italia in particolare di mantenere gli impegni assunti al Vertice G8 di Gleaneagles di garantire l'accesso universale alle terapie entro il 2010 le cure per l'Aids. "Servono 42,2 miliardi di dollari per garantire entro tre anni a tutti i malati la possibilità di essere curati e i governi hanno il dovere di mantenere gli impegni presi e di conseguenza rivedere al rialzo il loro impegno finanziario nella lotta all'Hiv" - denuncia di Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid.
"Attualmente solo un paziente su tre ha accesso alle cure - continua De Ponte - e una delle cause di questa situazione è da ricercare nel costo dei farmaci: il prezzo di alcune terapie è sensibilmente diminuito, ma al contrario il prezzo dei farmaci di seconda linea, utilizzati con l'aumento della resistenza del virus, resta sempre molto alto". L'ingresso nel mercato della concorrenza nella produzione dei farmaci generici - si legge nel rapporto di ActionAid - ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in un periodo di cinque anni: tra il 2004 e il 2006 il 63% dei farmaci antiretrovirali acquistati nell'Africa Subsahariana erano generici indiani, sudafricani o brasiliani. Nonostante questo, però, il 97% dei farmaci salvavita di prima linea era generico, mentre per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, poiché essi sono in gran parte protetti da brevetti che l'industria dei farmaci generici non può acquisire. "E' necessario che il governo italiano sostenga il rafforzamento dell'industria di farmaci generici nei Paesi poveri" - spiega De Ponte.
In Italia diminuisce la mortalità di Aids, ma aumentano le infezioni che, per oltre il 65% dei casi, avvengono per via sessuale. Ogni anno si registrano infatti circa 4 mila nuove infezioni, mentre la stima dei decessi per il 2007 è di circa 200 morti contro, ad esempio, i 4.581 del 1995 riporta il Ministero della Salute. Sono 60 mila i casi di Aids segnalati in Italia dal 1982 al 31 dicembre 2006, 35 mila quelli mortali. Nel 2007 i cittadini residenti in Italia che ancora convivono con l'Hiv sono oltre 130 mila. Si stima che ogni giorno diventano sieropositivi 11 italiani (4.000 nel 2007), che portano quindi ad oltre 130 mila il numero di coloro che hanno contratto l'Hiv, con un 30-35 per cento di donne.
Dal 1995, anno del picco dell'epidemia, ad oggi si è passati dai 5.600 casi di malattia conclamata ai circa 1.200 attuali. Un risultato raggiunto soprattutto grazie all'effetto della terapia antiretrovirale combinata. Ciò ha portato ad un aumento della prevalenza di persone che vivono con una diagnosi di AIDS: ad oggi se ne stimano oltre 23.000. I dati evidenziano anche un cambiamento delle caratteristiche delle persone infette o con AIDS: diminuiscono i tossicodipendenti mentre aumentano le persone che hanno acquisito l'infezione per via sessuale (sia etero che omo/bisessuale) e gli stranieri.
E proprio le associazioni dei migranti in Italia chiedono più informazioni, "maggiore coinvolgimento nell'opera di sensibilizzazione sull'Aids" e "miglioramento dell'accesso al test Hiv con servizi più a portata di mano sul territorio". Le richieste emergono da uno studio condotto dall'Oim, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha coinvolto 1.400 migranti residenti in Italia e provenienti da Nord Africa, Europa Centrale e America Latina. La maggior parte degli interpellati hanno denotato una effettiva mancanza di preparazione sul tema: solo il 15,6 per cento del campione si ritiene infatti 'abbastanza informato'. Per dare una prima risposta concreta alle richieste dei migranti, un progetto preparato con la collaborazione delle associazioni di stranieri e di lotta contro l'Aids ha definito la produzione di materiale informativo nelle diverse lingue di origine ed elaborato strategie comuni che possano raggiungere italiani e stranieri con azioni concertate. [GB]