Energia: parte l'insicuro oleodotto Btc

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A Baku in Azerbaigian si è tenuta la cerimonia di apertura del tratto zero dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Cheyan (Btc), che una volta completato sarà il più lungo al mondo. Il progetto da quattro miliardi di dollari è stato fortemente voluto dagli Stati Uniti, desiderosi di sfruttare il ricchissimo bacino petrolifero del Caspio così da rendere la propria economia meno dipendente dal greggio mediorientale, sempre più costoso in termini economici, politici e militari. A gestire la costruzione del Btc è stato un consorzio petrolifero guidato dalla compagnia britannica British Petroleum (Bp) con il 30% e di cui fanno parte l'azera Socar (25%), l'americana Unocal (9%), la norvegese Statoil (8%), la turca Tpao (6%), l'italiana Eni (5%), la francese Total-Fina-Elf (5%) e altre ancora.

La pubblicazione di due rapporti redatti, tra gli altri, da CEE Bankwatch e Friends of the Earth evidenziano come ci siano ancora molte questioni irrisolte legate alla pipeline. Il rapporto che si focalizza sulla sezione georgiana dell'oleodotto contiene la copia di alcuni documenti in cui si dettagliano una serie di dispute in merito a questioni legate alla sicurezza tra il governo della Georgia, le istituzioni internazionali come la Banca mondiale, sponsor del progetto, e la BP, compagnia leader del consorzio costruttore. Il lungo elenco dei problemi irrisolti relativi al BTC riguardo a rischi ambientali e le compensazioni non gestite in maniera adeguata, si assomma all'indagine portata avanti dal Parlamento inglese sull'operato della British Petroleum (BP), capofila del consorzio costruttore, per ciò che concerne la realizzazione del progetto. I primi risultati dell'indagine parlamentare evidenziano come la BP abbia fornito delle false informazioni sulle questioni legate alla sicurezza dell'oleodotto. Validi esperti ed ex dipendenti della stessa BP hanno infatti confermato che la copertura dei tubi della pipeline non è adeguata.

La pubblicazione dei rapporti, basati su una missione sul campo tenutasi lo scorso ottobre, segue di pochi giorni una manifestazione pacifica per protestare contro il progetto tenutasi a Baku e dispersa in maniera fin troppo sommaria dalla polizia locale. Nel marzo 2004 era partita una campagna di pressione su Banca Intesa, gruppo bancario tra i finanziatori dell'oleodotto, che ha reputato opportuno uscire dal progetto perché convinto che la valutazione socio-ambientale positiva di questo data dalla Banca mondiale fosse inadeguata. "A questo punto è necessario che la più grande banca italiana esca definitivamente dal progetto e adotti in tempi brevi proprie politiche ambientali e sociali che prescindano dall'operato dei finanziatori internazionali" aveva dichiarato Andrea Baranes della Campagna per la Riforma della Banca mondiale. "Se la più grande banca italiana prende una tale posizione, la SACE, che dovrebbe essere al servizio degli esportatori e delle banche italiane, dovrebbe trarre le sue conclusioni e ritirarsi dal progetto, o quanto meno richiedere una seria revisione indipendente sullo stesso. Per non parlare di San Paolo IMI, banca che investe oggi nell'Iraq ancora in guerra e continua ad essere poco propensa a qualsiasi seria forma di responsabilità sociale" ha concluso Antonio Tricarico di Crbm.

Sul campo energetico la Cina sta vivendo un momento di carenza dovuto al crescente sviluppo economico. Lo stato del Shanxi - principale produttore di carbone - soffrirà quest'estate una carenza di energia di 3 milioni di kw. "La costruzione di molte dighe idroelettriche e lo sfruttamento delle miniere di carbone - afferma Zhang Guobao, vice presidente della Commissione per lo sviluppo statale e la riforma ha portato gravi problemi ambientali, quali l'inquinamento dell'aria e la penuria d'acqua". Zhang critica l'irresponsabilità delle autorità locali che danno "luce verde" allo sfruttamento di miniere illegali e a progetti idroelettrici. Nel 2004 sono stati estratti 1,9 miliardi di tonnellate di carbone; di questi, circa 750 milioni provengono da miniere illegali o che operano oltre le loro capacità. Wang rileva che, anche se lo scorso anno c'è stato un generale miglioramento nelle 25 mila miniere di carbone del paese, nel 2005 sono avvenuti gravi incidenti a Chengde e Fuxin che dimostrano quanto ancora si deve fare per migliorare la sicurezza. [AT]

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