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Ecuador: la svolta minacciata dal 'golpe economico'
Responsabilità sociale d'impresa
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Dopo le dimissioni del presidente Lucio Gutiérrez la situazione non è ancora tornata alla calma. Secondo gli appelli che arrivano dalle Ong italiane impegnate in Ecuador si starebbe preparando un colpo di stato o una guerra civile per ripristinare la presidenza di Gutièrrez. Il nuovo presidente Alfredo Palacio ha revocato il mandato al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e al capo della Polizia, ha formato un nuovo governo già riconosciuto dagli Stati Uniti; ma il nodo è la situazione economica: il nuovo ministro dll'economia, Rafael Correa, ha assicurato che il nuovo governo si propone di applicare "una politica economica etica, patriottica, con obiettivo il bene comune e la ripresa". Correa, un economista di 42 anni che non ha mai avuto fino ad ora alcun incarico pubblico e non sembra legato ad alcun partito, ha specificato che cercherà di eliminare il fondo petrolifero (Feirep) a cui fanno capo le entrate del greggio e che è destinato a far fronte all'indebitamento pubblico, per usare invece tali proventi per coprire necessità fiscali e per finanziare programmi sociali.
"Non ho abbandonato l'incarico e non c'è stato un giudizio politico" ha dichiarato l'ex-presidente Lucio Gutierrez ai suoi sostenitori dalla residenza dell'ambasciatore brasiliano Sergio Florencio davanti alla quale continuano a svolgersi manifestazioni tendenti a impedire la partenza dell'ex-presidente per il Brasile che gli ha concesso asilo politico e che sarebbe stato già informato dell'esistenza di un salvacondotto rilasciato dal nuovo governo; sembra però che la procura generale abbia contemporaneamente emesso contro Gutierrez un mandato di cattura per motivi imprecisati. Quinto produttore di petrolio dell'America Latina e secondo esportatore verso gli Stati Uniti (dopo il Venezuela), l'Ecuador è in pratica privo di una società civile a causa delle condizione di miseria e degli scarsi livelli d'istruzione; alcuni osservatori non escludono che aziende petrolifere straniere presenti nel Paese - membro del cartello petrolifero Opec - e altre ingerenze politiche esterne posano aver contribuito in maniera diretta o indiretta allo sviluppo e all'accentuazione della crisi i cui sbocchi definitivi, così come il suo generale andamento fino a questo punto, appaiono imprevedibili e forse ancora caotici.
Il paese ha vissuto in questi anni un ingerenza nella sovranità da parte delle multinazionali che spingono per le privatizzazioni, per gli accordi di libero scambio, per ridurre le garanzie sindacali e ambientali all'interno degli accordi commerciali. Tra queste c'è l'italiana ENI che nel 1999 è divenuta titolare unica di un'intera regione dell'Amazzonia ecuadoriana chiamata "Blocco 10", all'interno della quale porta avanti attività di sfruttamento petrolifero. Dal pozzo chiamato "Villano1", l'Eni estrae attualmente 15000 barili giornalieri mentre le riserve dell'area sono stimate in 190 milioni di barili di greggio. Per aumentare lo sfruttamento portandolo a circa 40.000 barili giornalieri, l'Eni ha giustificato la sua partecipazione, insieme alle altre "sorelle", alla costruzione dell'oleodotto privato Ocp: un serpente di 513 km che ha spaccato in due il paese, distrutto gran parte delle foreste ancora rimaste e violato i diritti delle comunità vicine al tubo. Le attività nel "Blocco 10" hanno provocato un fortissimo impatto ambientale nel fragile sistema amazzonico con deforestazione e scarico diretto di residui tossici. Di questi si parlerà a Roma martedì 27 in una conferenza stampa in cui l'organizzazione "A Sud" denuncerà all'opinione pubblica i risultati delle analisi del campione di terra prelevato nei pressi di una stazione di pompaggio utilizzata dall'Eni.
Intanto le associazioni riunite nell'Osservatorio per i diritti umani con una lettera aperta chiedono che il nuovo Governo di Alfredo Palacio e il Parlamento ristabiliscano lo stato di diritto e le garanzie costituzionali con il pieno esercizio dei diritti umani e della sovranità popolare. Le richieste al Congresso Nazionaleci sono tra le altre la riorganizzazione del Tribunale costituzionale e il tribunale supremo elettorale e la riforma della legge elettorale. Al nuovo presidente della Repubblica viene chiesto di impedire l'impunità degli atti delittuosi e di corruzioni. A questo si aggiunge la richiesta di smantellare la commissione per i negoziati sul Trattato di libero commercio e di ridurre il pagamento del debito estero con la creazione di un Osservatorio nazionale. Inoltre si punta alla revisione dei contratti di concessione petrolifera e minerari che portano spesso a gravi violazioni di diritti umani. [AT]
Altre fonti: A Sud