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Diga Ilisu: protesta per appoggio alle ditte del governo tedesco
Responsabilità sociale d'impresa
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L'Associazione per i popoli minacciati (APM) protesta per la decisione del governo tedesco di concedere le garanzie statali alle esportazioni per le imprese tedesche che parteciperanno alla realizzazione pianificata della diga di Ilisu nella Turchia sudorientale. "Il governo tedesco diventa complice dell'irreparabile distruzione di questo millenario patrimonio culturale e di un paesaggio unico nella sua bellezza. E' sconvolgente come gli stessi politici che hanno voluto ed elogiato la ricostruzione della Frauenkirche di Dresda, ora sostengano questo progetto di distruzione in questa parte di Turchia abitata da Kurdi che con le sue grotte, vicoli, negozietti, madrasse e chiese andrebbe perduto per sempre"- denuncia APM
"I Kurdi e gli Assiro-aramaici cristiani guardano ad Hasankeyf come una parte irrinunciabile della propria identità, un patrimonio al quale sono molto legati e dal quale si sentono protetti. Per realizzare il progetto di diga sul Tigri, circa 55.000 persone perderanno le loro proprietà, i campi, i pascoli e dovranno essere espulsi e reinsediati altrove con la forza" - riporta APM. L'associazione bolzanina teme che le persone interessate dalla catastrofe non riceveranno affatto risarcimenti adeguati e andranno ad ingrossare le periferie povere delle città come Diyarbakir, Batman e Mardin, dove regna l'emarginazione. Nelle acque che sommergeranno l'area interessata dall'enorme diga spariranno oltre alla città di Hasankeyf anche almeno 73 villaggi.
Da tempo le associazioni ambientaliste in Turchia costrastano il progetto di edificazione della diga di Ilisu: lo scorso anno un consorzio internazionale ha avviato i lavori per la diga sul Tigri- Sono a rischio il patrimonio storico e ambientale dell'area - riportava l'Osservatorio sui Balcani che ha intervistato il sindaco di Hasankeyf e il presidente dell'associazione ambientalista Doga di Ankara. "Si dice che ci siano tre grosse imprese di costruzioni turche insieme ai tedeschi della Siemens ed una società austriaca" - affermava il sindaco che denuncia: "Sono sindaco, si fanno nuovi progetti ed io non ne so niente. E se non ne so niente io figuratevi i miei concittadini. Abbiamo solo la possibilità di avere informazioni dalla stampa".
Inizialmente, di fronte alle voci di una ripresa dei lavori per la diga, era intervenuto nei mesi scorsi anche il presidente Erdogan con l'intento di rassicurare. In tre diversi occasioni aveva data garanzie sul futuro del paese: "Hasankayf si salverà". Ma l'ottimismo per le dichiarazioni del presidente aveva avuto vita breve. Al termine dei lavori, "la seconda diga del paese" produrrà 3833 Gwh l'anno che in termini economici significano 300 milioni di dollari. Ma saranno più di 200 gli insediamenti umani che finiranno sommersi dalle acque costringendo più di 80.000 persone ad abbandonare le loro case. [GB]