Davos: Greenpeace ricorda Bhopal, male l'Italia sull'ambiente

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Durante il Forum economico mondiale (WEF) di Davos gli attivisti di Greenpeace hanno denunciato della DOW Chemical per il rifiuto della multinazionale a farsi carico dei costi del risarcimento delle vittime e della bonifica dell'area di Bhopal, in India dove nell'esplosione della fabbrica di pesticidi della Union Carbide, oggi DOW Chemical, morirono 20mila persone. Oltre 60 attivisti di Greenpeace, nonostante le misure di sicurezza militari, hanno protestato di fronte al Centro Congressi di Davos contro il rifiuto della DOW di farsi carico dei costi del risarcimento delle vittime e della bonifica dell'area di Bhopal, in India. Gli attivisti si sono sdraiati sulla strada indossando tute con impressa la sagoma di uno scheletro per ricordare le 20.000 vittime di Bhopal e con accanto la scritta "DOW, bonifica Bhopal ora!".

Nel dicembre 1984 si è consumato nella città indiana il più grave disastro industriale della storia, con l'esplosione della fabbrica di pesticidi della Union Carbide, oggi DOW Chemical. Rachna Dhingra, dell'Organizzazione delle vittime di Bhopal, ha detto che "il comportamento della DOW mostra come possono essere irresponsabili le multinazionali". E ieri, 26 gennaio, alla DOW è stato consegnato il premio per la violazione dei diritti umani nell'ambito dell'evento di protesta "Public Eye on Davos". Parallelamente, al Forum Sociale Mondiale in corso in questi giorni a Porto Alegre, la discussione sul caso di Bhopal è prevista all'interno di seminari sulla responsabilità delle imprese organizzati da Greenpeace: uno dei punti è proprio la necessità di uno strumento giuridico internazionale vincolante sulla responsabilità delle multinazionali. Greenpeace è una delle 129 organizzazioni del Consiglio che promuove il Forum Sociale Mondiale di Porto.

E sempre da Davos si registra un record negativo per l'Italia: nella classifica mondiale della sostenibilità ambientale elaborata dalle università di Columbia e Yale il nostro Paese è solo al 69mo posto preceduto da diversi Paesi del Sud del mondo e nazioni industrializzate, tra cui ben 21 i paesi Ocse. In testa alla classifica ci sono Finlandia e Norvegia; meglio dell'Italia si piazza la maggior parte dei Paesi più industrializzati e tra i partner europei Francia e Germania ci superano rispettivamente di 30 e 35 posizioni. I criteri con cui viene attribuita la 'pagella' sono: qualità di acqua e aria, superficie costruita, misure anti-inquinamento.

Va ricordato che ci sono 15 procedimenti di infrazione alla normativa europea sulla protezione ambientale e che per 10 di queste violazioni l'Italia è stata già deferita alla Corte di Giustizia. Tra i casi di deferimento, il megainceneritore di Brescia, l'inquinamento del fiume Olona, e la mancata presentazione di un piano nazionale di assegnazione definitivo sullo scambio di emissioni e dei dati sull'inquinamento atmosferico per il 2002 per la Calabria. Bruxelles sostiene inoltre che non sia stata fatta la valutazione per la nuova infrastruttura sciistica costruita per il Campionato mondiale 2005, a Santa Caterina Valfurva (Sondrio). [GB]

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