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Caffè corretto Nestlè, giù le mani!
Responsabilità sociale d'impresa
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Facendo riferimento alle recenti notizie apparse sulla stampa internazionale (Finalcial Times) e ora anche italiana (la Repubblica 08.10.05 pag. 25 "la Nestlè lancia il caffè corretto...") siamo a segnalare la nostra assoluta contrarietà al fatto che sia concesso un marchio di commercio equo e/o etico alla Nestlè. Il marchio FLO concesso al caffè della Nestlè è, per giunta, il frutto dell'unificazione di alcuni dei principali marchi del commercio equo e solidale ( come Fairtrade Foundation, Max Havelaar, Transfair) ed è molto diffuso nel mondo (in Italia è Transfair Italia). Perché siamo contrari alla concessione di questo "marchio" alla Nestlè? Per una ragione contingente : la Nestlè è sottoposta a campagna di boicottaggio internazionale per la sua politica sul latte in polvere contraria alle direttive OMS e, di fatto, ostacolatrice dell'allattamento al seno (fondamentale per la buona salute del bambino)".
Per una ragione di strategia economica di fondo. Il commercio equo e solidale ha fra i propri fondamenti "la visibilità del produttore" sulla confezione finale. E' un elemento in controtendenza alla politica fondante delle "grandi marche" che "oscurano" la fonte delle loro materie prime. E' il "consentire ai piccoli produttori" il "libero accesso al mercato" e, come dalla risoluzione del Parlamento Europeo del 2 luglio 1998 detta "isoluzione Fassa", una norma esplicita che "impedisce posizioni di monopolio" nell'ambito di quel mercato che può fregiarsi della dizione: commercio equo e solidale, commercio giusto etc..
Per queste due "robuste ragioni", e non per preconcette opposizioni, con fermezza invitiamo in tutto il Mondo le strutture del commercio equo e solidale a esprimere pubblicamente la loro contrarietà. Se a queste ragioni poi vogliamo aggiungere considerazioni in merito a come la maggioranza delle multinazionali si comporta di fronte ai diritti umani, sociali, sindacali, culturali, e alle politiche di tutela ambientale e della biodiversità il discorso si farebbe ancor più motivato. Ritenendo che il vasto e variegato movimento del commercio equo, dei consumi etici, critici, consapevoli, delle reti e dei distretti dell'economia solidale sia incompatibile con il modello di sviluppo proposto dalle Multinazionali e che ha distrutto fortemente l'ambiente, sfruttato lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo, omologato e omogeneizzato saperi, culture e identità, manipolato geneticamente le piante come l'essenza stessa dell'umanità. Ritenendo, quindi, che qualsiasi operazione di "certificazione etica" possa "trarre in inganno il consumatore" tendendo ad accreditare una immagine "diversa" da quella reale attraverso "un frammento" della intera produzione di una grande marca.
Chiediamo immediatamente all'organismo inglese Fairtrade Foundation di ritirare la concessione del marchio internazionale FLO alla Nestlè. Chiediamo a FLO (Fairtrade Labellings Organizations) di sospendere cautelativamente l'inglese Fairtrade Foundation dal proprio organismo. Chiediamo agli organismi europei e internazionali del Fair Trade e a Ifat di sospendere sospendere cautelativamente l'inglese Fairtrade Foundation. Invitiamo FLO Italia (già TransFair Italia), di cui apprezziamo la pubblica presa di posizione di contrarietà a quanto sta avvenendo, ad esprimersi ancor più nettamente e - qualora non si arrivi ad una immediata sospensione della concessione del marchio alla Nestlè (che, ricordiamo, è il medesimo in ogni parte del mondo) - ad agire responsabilmente e di conseguenza.
10 ottobre 2005
primi firmatari:
Acea onlus ([email protected])
Mimopo, bottega Cologno ([email protected])
Tatavasco, bottega Pessano con Bornago ([email protected])
Acec Cologno ([email protected])
la Scheggia, ass.cult.Milano ([email protected])
Des Martesana ecoSolidale ([email protected])
Deafab, Milano ([email protected])
l'Altropallone ([email protected])