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CTM Altromercato: motivi della convenzione con Banca Prossima
Responsabilità sociale d'impresa
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Con una lettera resa pubblica ieri, il Consiglio di amministrazione del Consorzio Ctm Altromercato ha risposto alle domande sollevate dalla lettera di don Alessandro Santoro e di alcune cooperative di economia solidale di Firenze in merito alla convenzione stipulata tra CTM Altromercato e Banca Prossima, la banca "non-profit" del gruppo Intesa-SanPaolo.
La risposta del Consiglio di amministrazione del Consorzio Ctm Altromercato non intende principalmente ribattere alle argomentazioni sollevate da don Santoro circa le ragioni per non costruire rapporti finanziari con il gruppo bancario, ma vuole "contribuire alla discussione che è aperta sulla questione del finanziamento delle attività delle botteghe del mondo".
Dopo l'intervento di Giorgio Dal Fiume su Altreconomia del novembre scorso si è sollevato infatti un ampio dibattito sull'opportunità da parte di Ctm Altromercato di stipulare una convezione con Banca Prossima. In sintesi don Santoro e le botteghe di Firenze sostengono che "non ci sia ragione alcune per costruire rapporti finanziari con il gruppo Intesa-San Paolo" in quanto:
1. Il gruppo Intesa-San Paolo è una banca armata (la seconda in Italia) e già nel 2004 si era impegnato ad uscire dalla lista delle 'banche armate', ma così non è avvenuto vista la fusione con San Paolo. Nel 2007 l'ennesima promessa e un nuovo impegno ma già sappiamo (su loro ammissione) che nell'elenco delle banche armate del 2008 (che fa riferimento all'anno 2007) loro ci saranno.
2. Il gruppo finanzia le maggiori e peggiori multinazionali del mondo, ha finanziato progetti devastanti che hanno provocato migliaia di morti e disastri eco-sociali come il gasdotto Comisea in Perù, l'oleodotto OUP in Ecuador l'oleodotto BTC nel Caspio.
3. Banca Intesa-San Paolo è dentro un sistema finanziario globale che inevitabilmente sottopone le aziende a pressioni sempre più forti per massimizzare i profitti a scapito dei lavoratori, dell'ambiente e delle comunità locali.
"A noi questi sembrano motivi più che sufficienti per dover evitare qualsiasi tipo di accordo con questo gruppo e per non credere alla "favola" continuamente riproposta di cercare di contaminare il sistema finanziario" - sostenevano don Santoro e le botteghe di Firenze.
Nella risposta, il Consiglio di amministrazione del Consorzio Ctm Altromercato segnala innanzitutto che "la convenzione con Banca Prossima sarà sottoposta a ratifica nel corso dell'assemblea soci di Ctm altromercato di giugno c.a. Come per tutte le decisioni importanti, saranno quindi i soci a stabilire se la strada che abbiamo indicato è quella che il Consorzio intende percorrere".
Il CdA di Ctm Altromercato specifica poi l'intezione di aver assunto la scelta per "trovare il modo di creare rapporti economico-finanziari con soggetti diversi e sostenere i bisogni operativi di un commercio equo e solidale che vuole cambiare l'economia del nostro paese" rispetto al "prendere atto che l'utopia per cui molte persone si sono impegnate ha raggiunto il suo limite e non è possibile andare oltre, attuando una decrescita spontanea, riducendo l'economia solidale ad una pura testimonianza di valori, un po' come agli albori". "La ricerca di nuovi fonti di accesso al credito finanziario è mossa dalla stessa volontà che ci ha portato a realizzare accordi con la grande distribuzione dieci anni fa, decisione difficile, senza la quale tuttavia oggi probabilmente le botteghe del mondo avrebbero un ruolo di mera rappresentanza, di piccolo simbolo di economia solidale, e come avviene in quasi tutti gli altri paesi europei, la grande distribuzione stessa avrebbe assunto il ruolo di guida del fenomeno del consumo critico".
Circa i punti sollevati il CdA di CTM Altromercato specifica che "il fatto di attingere fondi da Banca Prossima, una banca che raccoglie le risorse da impiegare da organizzazioni del terzo settore, tra cui Caritas italiana, Legacoop sociali, Consorzio Cgm, Anfas e molte altre Onlus sia un passo avanti circa l'impiego delle risorse con le quali si finanzia il commercio equo". Se ci si relaziona con un soggetto simile si riducono le risorse destinate all'economia delle multinazionali piuttosto che incrementarle, come invece potrebbe succedere nella situazione attuale, in cui molti soldi del commercio equo vanno ad alimentare conti di banche italiane tradizionali".
Infine il CdA afferma che "il Consorzio ha scelto di accettare la sfida, di non essere solo una testimonianza simbolica, ma di agire nella nostra comunità per operare un cambiamento positivo, commisurando di volta in volta i passi avanti che si possono ottenere con i compromessi che a volte sono necessari e senza i quali il cambiamento non è possibile".
Il dibattito è comunque aperto e continua sul sito di Finansol. [GB]