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Bolivia: divide il referendum sugli idrocarburi
Responsabilità sociale d'impresa
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Domenica 18 luglio si terrà in Bolivia il referendum sulla nazionalizzazione degli idrocarburi che darà ai cittadini il diritto di scegliere se lasciare il gas alle multinazionali del petrolio o se nazionalizzare il gas naturale e venderlo alle multinazionali esattamente come fa il Texas o l'Arabia Saudita. Una iniziale critica è arrivata dai movimenti sociali boliviani perché le 5 domande del referendum non sono dirette e invece sono malposte per permettere al governo Mesa di far approvare la sua legge sugli idrocarburi che lascia troppi punti oscuri sul potere che le multinazionali avrebbero proprio sull'utilizzo del petrolio e del gas boliviano. Il governo malgrado gli ultimi pesantissimi scandali che coinvolgono alti funzionari regolarmente stipendiati dalle imprese petrolifere, non ha risposto a un'opinione pubblica favorevole, secondo i principali sondaggi, alla nazionalizzazione per l'80 per cento.
Il presidente boliviano Carlos Mesa ha difeso la partecipazione al referendum con un discorso alla nazione per rispondere ai settori più radicali che hanno chiamato al boicottaggio della consulta popolare. L'appoggio al referendum del Movimento al Socialismo (MAS), il maggior partito dell'opposizione, guidato dal leader Evo Morales ha diviso i movimenti portando fino all'espulsione del leader cocaleros dalla Centrale Operaia Boliviana (COB). Il segretario esecutivo della COB ha accusato il capo del MAS e leader delle sei federazioni di coltivatori di coca di Cochabamba di tradimento per aver boicottato degli scioperi e la mobilizzazione dell'Unione dei Lavoratori, per la difesa del referundum a favore del petrolio e il supporto al nuovo governo neoliberale di Mesa. Secondo Luis Choquetijlla, il segretario generale del COB, "Morales verra' sanzionato con l'espulsione per infamia in modo che non potra' piu' risalire la china come leader di organizzazioni sociali".
Il governo minaccia intanto repressioni assurde contro chi vuole astenersi, giudicando la consultazione un referendum truccato, malgrado il Congresso dei parlamentari abbia deciso che il voto, a differenza che nelle elezioni politiche, non sarà obbligatorio. Una missione di 24 osservatori dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa) supervisionerà tutte le fasi del referendum. Una larga parte dei movimenti sociali, riunitasi a fine giugno per trovare una piattaforma comune in vista del referendum, sta raccogliendo le firme per la nazionalizzazione e spiegano le ragioni giuridiche, economiche e politiche per la sola scelta che servirebbe gli interessi della società boliviana. Una scelta che potrebbe aiutare, come spiega la Coordinadora de defensa del gas, a recuperare la sovranità e la dignità nazionali; consentirebbe di smettere di acquistare gas e petrolio dalle multinazionali; darebbe finalmente alla popolazione i benefici delle risorse di idrocarburi che valgono 120 miliardi di dollari al fine di creare posti di lavoro e investire in educazione, salute, vie di comunicazione e servizi fondamentali. [AT]
Altre fonti: Rebelion, Movimentos