Banca Intesa e San Paolo IMI finanziano l'oleodotto BTC

Stampa

Banca Intesa, il più grande gruppo bancario italiano, e la San Paolo IMI fanno parte del consorzio di banche che forniranno più di un miliardo di dollari per il controverso progetto dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan. L'opera, partendo dall'Azerbaigian, passerà per la Georgia finendo poi il suo percorso di 1.760 Km in Turchia. Nonostante le diffuse preoccupazioni a livello internazionale sui gravi impatti socio-ambientali e sui diritti umani che sta già avendo il progetto, nonché le serie implicazioni geopolitiche in un'area già afflitta da conflitti, negli ultimi giorni è stato raggiunto l'accordo definitivo sul finanziamento, come riferiva ieri l'agenzia Reuters.

Il consorzio, di cui fanno parte 15 istituti, tra cui l'olandese ABN Amro, la statunitense Citigroup e la tedesca Westlandes Bank, prevede che ogni banca versi una quota di 68 milioni di dollari. Questi fondi si vanno ad aggiungere ai 280 erogati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ed i 310 della Banca mondiale.
Le prime dichiarazioni ufficiali di Michael Townsend, presidente del Consorzio costruttore BTC, definiscono come "il più grande mai realizzato" il pacchetto finanziario necessario per la costruzione dell'oleodotto. Allo stesso tempo i governi dell'Azerbaigian e della Georgia hanno confermato la loro disponibilità ad ospitare truppe militari americane per vigilare la sicurezza dell'oleodotto a rischio di attentati, mentre in Turchia la gendarmeria, molto criticata per la sistematiche violazioni dei diritti umani di cui si è resa responsabile in passato, militarizzerà il tracciato mettendo a rischio la sicurezza delle popolazioni locali.

"Ora finalmente sappiamo", ha dichiarato Andrea Baranes della Campagna per la riforma della Banca mondiale, "di chi potrebbero essere le responsabilità del prossimo conflitto militare che si sta delineando nell'area del Caspio e delle violazioni dei diritti umani che ci saranno a danno delle minoranze curde in Turchia."

Roberto Cuda, referente del GLT Commercio e Finanza della rete di Lilliput, ricordando il pesante coinvolgimento di Banca Intesa nel commercio di armi e nella distruzione della foresta Amazzonica, attraverso il finanziamento di diversi oleodotti, ha affermato che "Banca Intesa, con questa decisione, si conferma come la banca del petrolio e dei conflitti".

Ultime su questo tema

L'economia circolare conviene, ma...

07 Novembre 2023
I consumi crescono più del riutilizzo, penalizzando l'economia circolare e il suo indotto. (Alessandro Graziadei)

Abbiamo bisogno del 1 maggio!

30 Aprile 2023
Perché è la  Festa dei Lavoratori ed è il momento giusto per alzare la testa e denunciare le troppe cose non vanno attorno al lavoro. (Raffaele Crocco)

Dietro l’accordo sul gas Italia-Libia

04 Febbraio 2023
Un progetto ambizioso in un Paese diviso e instabile. E motovedette per "salvare" i migranti. (Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo)

L’obiezione di coscienza professionale all’industria bellica

23 Dicembre 2022
Una reale comprensione della nonviolenza ci consentirà di comprendere la natura profondamente sovversiva che la connota; infatti è il movimento per la pace che si fa portavoce della nonviolenza e h...

Oggi a Verona la nuova fiera delle armi con accesso ai minori

30 Aprile 2022
Si inaugura oggi a Verona la fiera delle armi “European Outdoor Show” (EOS). Accesso consentito a tutti, minori compresi. (Giorgio Beretta) 

Video

RSI: intervista a Lorenzo Sacconi, direttore di Econometica